Immagina di passeggiare in città senza il rombo dei motori, con aria più pulita e meno traffico. Le Zone a Emissioni Zero (ZEZ) promettono proprio questo: aree urbane in cui solo veicoli elettrici, biciclette e trasporti pubblici sostenibili possono circolare.
L’idea è semplice: ridurre l’inquinamento e migliorare la qualità della vita. Ma siamo sicuri che sia una soluzione alla portata di tutti? O il rischio è quello di favorire chi può permettersi un’auto elettrica e penalizzare chi ancora dipende dai mezzi a combustione?
Le ZEZ sono già realtà in molte città europee. A differenza delle Zone a Basse Emissioni (LEZ), che limitano solo i veicoli più inquinanti, qui si alza l’asticella: vietato l’accesso a qualsiasi mezzo che produca emissioni.
Amsterdam, Londra, Parigi e Oslo hanno già avviato piani per trasformare intere aree in spazi a traffico zero. In Italia, Milano ha introdotto Area B, una delle ZEZ più grandi d’Europa, mentre Bologna sta sperimentando la Zona 30, con limiti di velocità per favorire la mobilità sostenibile.
L’obiettivo è chiaro: meno traffico, meno smog, più vivibilità. Ma c’è un problema: chi può davvero permettersi di vivere e muoversi in una città a emissioni zero?
Secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente, l’inquinamento atmosferico causa ogni anno quasi 400.000 morti premature in Europa. Tra i principali responsabili ci sono i PM2.5, particelle ultrafini con un diametro inferiore a 2,5 micrometri. Talmente piccole da penetrare nei polmoni e nel sangue, sono generate soprattutto dal traffico veicolare e dalla combustione di carburanti fossili, aumentando il rischio di malattie respiratorie e cardiovascolari.
Ridurre CO₂ e PM2.5 è una necessità, e le ZEZ possono fare la differenza.
Ma chi ne paga il prezzo? Chi non può permettersi un’auto elettrica o vive in zone poco servite dai mezzi pubblici potrebbe trovarsi escluso. In molte città, le restrizioni colpiscono soprattutto chi guida auto più vecchie e meno ecologiche, spesso le uniche economicamente accessibili. E se il trasporto pubblico non è abbastanza efficiente, il rischio è che la sostenibilità diventi un lusso per pochi.
Un’altra critica riguarda lo spostamento del problema: se il centro diventa pulito, il traffico si sposta in periferia. Alcune città, come Oslo, hanno ridotto il numero di auto private del 35%, ma altre hanno visto aumentare le emissioni nei quartieri limitrofi.
In pratica, senza una strategia ben strutturata, si rischia solo di cambiare il luogo dell’inquinamento, senza eliminarlo davvero.
Milano e Bologna hanno fatto i primi passi, ma le ZEZ nel nostro Paese incontrano più resistenze che altrove. Molti cittadini e commercianti temono che queste restrizioni possano penalizzare l’economia locale e rendere più difficile la mobilità.
C’è poi un’altra questione, i trasporti pubblici sono davvero all’altezza della situazione? Imporre restrizioni senza garantire alternative valide significa creare disagi senza un vero vantaggio per tutti.
Perché le ZEZ funzionino davvero, serve una strategia che le renda accessibili a tutti. Senza un trasporto pubblico efficiente e capillare, le persone continueranno a dipendere dall’auto privata, rendendo la transizione più difficile. Gli incentivi per i veicoli sostenibili devono essere pensati in modo equo, affinché anche le fasce di reddito più basse possano permettersi un’alternativa all’auto a combustione. Inoltre, è fondamentale sviluppare piani di mobilità integrata, per evitare che il traffico venga semplicemente spostato dalle ZEZ alle zone limitrofe, aggravando il problema invece di risolverlo. Infine, il successo di queste misure dipende anche dal coinvolgimento dei cittadini: senza una condivisione reale delle soluzioni, qualsiasi provvedimento rischia di trasformarsi in una semplice restrizione, anziché in un’opportunità di cambiamento.
Le Zone a Emissioni Zero possono trasformare le città, rendendole più sane e vivibili. Ma senza misure che rendano questa transizione accessibile a tutti, il rischio è creare nuove disuguaglianze invece di ridurle.
La domanda è stiamo costruendo città più sostenibili per tutti o solo per chi può permetterselo?
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