Nature Restoration Law: il piano europeo per ripristinare gli ecosistemi

Giulia Tripaldi
November 5, 2025
5 min read

Un nuovo patto tra l’Europa e la natura

L’Europa sta vivendo una crisi silenziosa ma profonda: quella della perdita degli ecosistemi naturali. Fiumi che si prosciugano, suoli impoveriti, impollinatori in declino, zone umide scomparse o ridotte a lembi di terra. Per decenni, le strategie ambientali europee hanno puntato sulla protezione di ciò che restava. Ma oggi, questo non basta più.

Per questo, nel 2024, l’Unione Europea ha approvato una legge rivoluzionaria: la Nature Restoration Law, un vero e proprio patto per riportare alla vita gli ecosistemi degradati. È entrata in vigore nell’agosto 2024 e, a poco più di un anno dalla sua nascita, nel settembre 2025, è già al centro di un intenso processo di attuazione. È un passaggio storico, che potrebbe ridisegnare il rapporto tra sviluppo umano e ambiente nei prossimi decenni.

Che cos’è la Nature Restoration Law?

La Nature Restoration Law è il primo regolamento europeo che impone agli Stati membri obblighi vincolanti di ripristino della natura. Non si tratta più di raccomandazioni o strategie volontarie, ma di un quadro normativo con obiettivi chiari e misurabili.

Entro il 2030, gli Stati dovranno ripristinare almeno il 20% delle aree terrestri e marine dell’Unione Europea e riportare in buono stato ecologico almeno il 30% degli habitat degradati. Questi obiettivi cresceranno progressivamente fino ad arrivare a un 90% degli habitat da ripristinare entro il 2050.

Per “ripristino” non si intende solo piantare alberi o creare nuove aree protette: significa ricostruire il funzionamento ecologico di ecosistemi compromessi, affinché tornino a fornire i servizi naturali essenziali — come assorbire CO₂, filtrare l’acqua, ospitare biodiversità e regolare il clima locale.

Gli habitat coinvolti sono molteplici: foreste, torbiere, zone umide, praterie, dune costiere, ambienti fluviali e lacustri, oltre alle aree agricole che possono essere rigenerate con pratiche sostenibili. Un’attenzione speciale è riservata agli impollinatori, la cui drastica riduzione minaccia direttamente la sicurezza alimentare europea.

Come funziona e quali strumenti prevede

La legge non impone un modello unico, ma stabilisce un percorso obbligatorio. Ogni Stato membro deve elaborare un Piano Nazionale di Restauro (National Restoration Plan, NRP) in cui descrive nel dettaglio come intende raggiungere gli obiettivi fissati.

Questi piani dovranno includere mappe delle aree degradate, cronoprogrammi di intervento, metodologie di monitoraggio e strategie di finanziamento. Il termine per la presentazione è fissato al 1° settembre 2026 e rappresenta il primo vero banco di prova della legge.

Una volta approvati, i piani saranno sottoposti a verifiche periodiche da parte della Commissione Europea. Gli Stati dovranno rendicontare i progressi, aggiornare i dati sullo stato ecologico degli habitat e adeguare le azioni se i risultati non saranno sufficienti. È previsto anche un sistema di early warning, con segnalazioni anticipate in caso di ritardi o inadempienze.

A che punto siamo a settembre 2025

A poco più di un anno dall’entrata in vigore, il percorso della Nature Restoration Law è entrato nel vivo. Gli Stati stanno preparando i loro piani nazionali, con diversi livelli di avanzamento. Alcuni Paesi, come Germania, Paesi Bassi e Spagna, hanno già avviato consultazioni pubbliche e progetti pilota di restauro, mentre altri sono ancora nella fase di mappatura e definizione degli habitat prioritari.

La Commissione Europea ha pubblicato le linee guida attuative, fornendo un quadro comune di criteri scientifici e strumenti di monitoraggio. Parallelamente, diversi programmi di ricerca finanziati dall’UE, come Copernicus e Life+, stanno fornendo dati satellitari e supporto tecnico per valutare lo stato ecologico degli ecosistemi.

Nonostante questo fermento, è ancora troppo presto per vedere risultati tangibili sul campo. Nessuno Stato ha ancora completato interventi significativi su larga scala e la vera implementazione comincerà solo tra il 2026 e il 2027, quando i piani saranno approvati e finanziati. Tuttavia, la fase attuale è cruciale: getta le fondamenta per i prossimi venticinque anni.

Quali sono le principali difficoltà da superare

Ripristinare la natura su scala continentale è un’impresa titanica. Non mancano ostacoli, sia politici che tecnici.

La prima sfida è economica: riportare in vita ecosistemi degradati richiede investimenti enormi. Gli Stati dovranno destinare risorse pubbliche e incentivare capitali privati, integrando i fondi della Politica Agricola Comune e della Politica di Coesione.

La seconda sfida è organizzativa: servono competenze tecniche, dati aggiornati, personale formato e una governance efficiente per coordinare gli interventi. Alcuni Paesi dispongono di sistemi avanzati di monitoraggio ambientale, altri partono da zero.

C’è poi una questione sociale e politica: molti interventi interesseranno aree agricole, forestali o costiere dove vivono e lavorano comunità locali. Sarà necessario coinvolgere agricoltori, allevatori e amministrazioni locali, per evitare conflitti e garantire progetti realmente condivisi.

Infine, pesano i tempi lunghi della politica. I governi cambiano, le priorità possono spostarsi, ma la Nature Restoration Law richiede impegni costanti e di lungo periodo, ben oltre i cicli elettorali.

Perché questa legge è così importante

La Nature Restoration Law è considerata uno dei pilastri del Green Deal europeo e rappresenta un cambio di paradigma. Finora, le politiche ambientali si erano concentrate soprattutto sulla protezione di ciò che restava. Questa legge invece punta a ricostruire ciò che è stato perso, affrontando alla radice i problemi di perdita di biodiversità, degrado del suolo, scarsità d’acqua e vulnerabilità climatica.

Ecosistemi sani non sono un lusso estetico, ma una condizione essenziale per la sicurezza e il benessere umano. Zone umide e foreste rallentano le alluvioni, i terreni rigenerati trattengono carbonio e fertilità, gli impollinatori garantiscono i raccolti, le coste naturali proteggono dall’erosione e dall’innalzamento del mare.

In altre parole, ripristinare la natura significa anche proteggere l’economia e la salute pubblica, creando allo stesso tempo nuove opportunità di lavoro nei settori della conservazione, dell’agricoltura rigenerativa e del turismo sostenibile.

Dove potrebbe portarci entro il 2050

Se attuata con decisione, la Nature Restoration Law potrebbe trasformare radicalmente i paesaggi europei entro pochi decenni. Le città potrebbero essere circondate da corridoi verdi, le pianure agricole intervallate da fasce naturali, le coste meglio protette da barriere ecologiche, i fiumi riportati a scorrere liberi nei loro alvei naturali.

Entro il 2030 l’obiettivo è avere già il 20% delle superfici terrestri e marine europee in processo di ripristino. Entro il 2050, il 90% degli habitat degradati dovrebbe essere riportato in buone condizioni ecologiche, segnando la fine della fase di declino ecologico che ha caratterizzato il continente negli ultimi due secoli.

È un traguardo ambizioso, ma anche necessario. Gli scienziati avvertono che senza un’inversione di rotta, molti ecosistemi europei rischiano di collassare irreversibilmente. La legge nasce proprio come risposta a questa urgenza.

Nature Restoration Law: la sfida decisiva per l’Europa

La Nature Restoration Law è uno dei tentativi più audaci mai introdotti dall’Europa per ricostruire il proprio capitale naturale. A settembre 2025 il cantiere è aperto, e le prime basi sono state gettate. Ora il futuro dipende dalla volontà politica e dalla capacità di trasformare un grande progetto legislativo in azioni concrete, diffuse e coordinate.

Se funzionerà, potrà diventare un modello globale, dimostrando che crescita e rigenerazione ambientale non sono incompatibili, ma parti dello stesso futuro.

Fonti

Giulia Tripaldi
November 5, 2025
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