Il ritorno del nucleare in Italia: aggiornamento sul ruolo degli SMR nel nuovo piano energetico

Cosimo Squillante
August 8, 2025
5 min read

Qualche mese fa, avevamo parlato dei reattori nucleari modulari come possibile svolta per il futuro energetico italiano. In quell’articolo avevamo spiegato cosa sono gli SMR (Small Modular Reactor), le loro caratteristiche e perché il mondo, Italia compresa, stava tornando a considerarli come un’alternativa concreta. Oggi torniamo sull’argomento, perché qualcosa si sta muovendo davvero.

A febbraio 2025, il governo italiano ha infatti approvato un disegno di legge delega che punta a ricostruire un quadro normativo per l’energia nucleare. Si tratta di un passaggio politico e strategico molto rilevante, che potrebbe segnare il ritorno dell’Italia nel panorama atomico, a oltre 30 anni dalla chiusura delle ultime centrali.

Perché l’Italia ha detto addio al nucleare negli anni ’80?

Per capire il significato dell’attuale svolta sul nucleare, dobbiamo fare un salto indietro nel tempo. Era il 1987 quando, all’indomani del disastro di Chernobyl, il popolo italiano fu chiamato a esprimersi tramite un referendum. I cittadini votarono a larga maggioranza per bloccare la costruzione di nuove centrali e revocare le concessioni in essere. Anche se formalmente non si vietava il nucleare, nella pratica il risultato del referendum segnò l’inizio del disimpegno totale dell’Italia dal nucleare civile.

Tra il 1988 e il 1989, vennero chiuse le quattro centrali operative (Caorso, Trino, Garigliano e Latina). Da quel momento, l’energia atomica divenne un tema tabù. Complice la paura generata da Chernobyl, e poi più tardi, da Fukushima nel 2011, il nucleare è stato a lungo percepito dall’opinione pubblica come pericoloso, instabile e poco trasparente. A questo si aggiungeva la mancanza di una strategia chiara per la gestione delle scorie radioattive, altra fonte di grande preoccupazione.

Per oltre trent’anni, il tema è rimasto fuori dal dibattito politico ed energetico, anche a causa di un’opinione pubblica fortemente polarizzata e di un clima di allarmismo diffuso, spesso alimentato da una comunicazione poco scientifica. L’Italia ha così preferito affidarsi a fonti fossili e importare energia nucleare da Paesi vicini, come Francia e Svizzera, piuttosto che riaprire il confronto interno.

Solo oggi, con l’evoluzione tecnologica degli SMR, la crescente urgenza climatica e il bisogno di indipendenza energetica, il discorso sul nucleare sta tornando in modo più razionale e aperto. Non come nostalgia del passato, ma come possibile risposta concreta alle sfide del presente e del futuro.

Perché si parla di nuovo di nucleare in Italia?

Le motivazioni sono molteplici. Innanzitutto, la volontà di diversificare il mix energetico nazionale, riducendo la dipendenza da fonti fossili ed estere. Ma anche l’obiettivo, sempre più concreto, di raggiungere la neutralità climatica entro i prossimi decenni.

Secondo uno studio citato da Starting Finance, la ripartenza del nucleare potrebbe generare un impatto economico di 50 miliardi di euro l’anno, pari al 2,5% del PIL italiano. Numeri che hanno sicuramente contribuito a riaprire il dibattito, stavolta con un approccio più tecnico e meno ideologico.

Cosa prevede il nuovo disegno di legge del 2025?

Il provvedimento approvato a fine febbraio 2025 stabilisce che il governo avrà un anno di tempo per definire i decreti attuativi e regolamentare ufficialmente la produzione di energia nucleare. In altre parole, non ci sono ancora autorizzazioni concrete alla costruzione di nuove centrali, ma si sta preparando il terreno per renderlo possibile.

Un passaggio chiave riguarda anche la nascita di NucItalia, una nuova società partecipata da Enel, Ansaldo Energia e Leonardo, incaricata di sviluppare analisi, studi e soluzioni per il nuovo nucleare italiano. La loro attenzione sarà focalizzata proprio su SMR e AMR (Advanced Modular Reactor), tecnologie più flessibili, sicure e adatte all’attuale contesto industriale.

SMR e AMR: la nuova generazione nucleare

Rispetto ai vecchi impianti, gli SMR e AMR si basano su un principio modulare: si tratta di reattori più piccoli e standardizzati, costruiti in parte in fabbrica e poi assemblati in loco. Questo consente di:

  • ridurre tempi e costi di costruzione,
  • facilitare l’installazione in aree industriali già infrastrutturate,
  • migliorare la sicurezza operativa, grazie a sistemi passivi di raffreddamento.

Inoltre, la loro scalabilità consente di adattare la potenza in base alle esigenze del territorio, aprendo alla possibilità di impianti decentrati e non più concentrati in pochi siti.

Quanti reattori verranno costruiti?

Secondo un rapporto elaborato da Confindustria ed ENEA, dal titolo "Lo sviluppo dell’energia nucleare nel mix energetico nazionale", l’Italia potrebbe costruire tra 15 e 20 impianti SMR e AMR entro il 2050. Il focus sarà su soluzioni modulari, sostenibili e tecnologicamente avanzate, in grado di affiancare le fonti rinnovabili e garantire continuità nella produzione.

Quali sono i vantaggi attesi?

Oltre alla già citata riduzione delle emissioni di CO₂, la costruzione di una filiera nucleare italiana può rappresentare una leva strategica per:

  • creare nuovi posti di lavoro altamente specializzati,
  • attrarre investimenti pubblici e privati,
  • rafforzare l’indipendenza energetica nazionale,
  • accelerare il raggiungimento degli obiettivi europei di decarbonizzazione.

Va inoltre sottolineato come le tecnologie SMR siano considerate più sicure, in quanto progettate per minimizzare il rischio di incidente e per operare in ambienti più controllabili.

Cosa succede ora?

Il testo passerà all’esame del Parlamento, che dovrà eventualmente approvare il conferimento dei poteri al governo per emanare i decreti. Se tutto andrà avanti come previsto, il primo impianto nucleare di nuova generazione potrà essere autorizzato entro i prossimi anni. Ma la strada è ancora lunga e servirà un consenso ampio, sia politico che pubblico.

L’Italia è pronta per il nuovo nucleare?

Siamo a una svolta. Dopo decenni di silenzio e timori, il nucleare torna a essere considerato come una risorsa possibile per l’Italia. E stavolta non si parla più di megacentrali lontane dalla società, ma di tecnologie compatte, sicure e flessibili, perfettamente integrabili in un sistema moderno.

Resta da capire se il Paese sarà pronto non solo tecnicamente, ma anche culturalmente, ad accettare questa transizione. Di certo, continueremo a raccontare questa evoluzione, aggiornandovi passo dopo passo.

Fonti:

  • Starting Finance
  • Disegno di legge delega approvato dal governo italiano – Febbraio 2025
  • Rapporto “Lo sviluppo dell’energia nucleare nel mix energetico nazionale” – Confindustria e ENEA
  • Abouthat - Piccoli reattori nucleari SMR

Cosimo Squillante
August 8, 2025
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