Ambientalismo rimandato: perché in Italia le eco tasse non passano mai

Giulia Tripaldi
July 8, 2025
5 min read

In Italia, le eco‑tasse esistono sulla carta, ma difficilmente vengono attuate. Negli ultimi anni, misure come la sugar tax e la plastic tax sono diventate simboli di una transizione ecologica continuamente annunciata ma sistematicamente rinviata. Nonostante gli obiettivi dichiarati — ridurre l’inquinamento, incentivare il riciclo e migliorare la salute pubblica — queste imposte vengono posticipate di anno in anno, spesso sotto pressione delle lobby industriali.

Cosa c’è dietro questi rinvii? Chi ci guadagna e chi ci perde? E perché in altri Paesi europei queste misure funzionano, mentre in Italia sembrano bloccate al palo?

Perché è stata introdotta la sugar tax?

La sugar tax, o tassa sulle bevande zuccherate, nasce con un duplice obiettivo: ridurre il consumo di zuccheri e contrastare l’obesità, in particolare tra i più giovani. In parallelo, rappresenta anche una nuova fonte di entrate fiscali per lo Stato.

Prevista inizialmente per il 2020, la sua entrata in vigore è stata rimandata più volte. L’ultima data fissata è gennaio 2026. Questo ulteriore rinvio, secondo stime ufficiali, costerà alle casse pubbliche circa 155 milioni di euro in mancate entrate tra il 2025 e il 2027.

Chi paga la sugar tax in Italia?

La sugar tax italiana si applica ai produttori e agli importatori di bevande contenenti zuccheri aggiunti o edulcoranti artificiali. L’imposta, nella sua ultima formulazione, prevede:

  • 0,10 € per litro di bevanda, se contiene più di 25 grammi di zucchero per litro.

L’aliquota iniziale era più alta, ma è stata abbassata in fase di revisione, a seguito delle forti pressioni esercitate da lobby industriali, in particolare dalle aziende del settore beverage e da organizzazioni come Confindustria.

Qual è lo scopo della plastic tax?

La plastic tax è una misura ambientale nata per disincentivare l’utilizzo della plastica vergine nei prodotti monouso. L’obiettivo è favorire il riciclo, ridurre la quantità di rifiuti plastici e allineare l’Italia alle normative europee, in particolare alla Direttiva SUPD (Single‑Use Plastics Directive).

L’imposta, prevista dalla legge di bilancio 2020, consiste in un prelievo di:

  • 0,45 € per ogni kg di plastica vergine utilizzata in imballaggi monouso non compostabili.

Nonostante l’impostazione in linea con le direttive europee, la tassa è stata rinviata ben sette volte. L’ultima data fissata per l’attuazione è 1° luglio 2026.

Chi deve pagare la plastic tax?

La responsabilità del pagamento della plastic tax è così suddivisa:

  • Produttori italiani, per plastica vergine usata in packaging monouso.
  • Importatori, per beni provenienti dall’UE e da Paesi extra-UE.

Sono previste alcune esenzioni, ad esempio:

  • Materiali compostabili o riciclati.
  • Casi in cui l’importo dovuto è inferiore a 25 € per trimestre.

Le sanzioni in caso di evasione sono significative, e vanno da 2 a 5 volte l’importo evaso, con un minimo di 250 € di multa.

Perché le eco-tasse non funzionano in Italia?

La risposta più diretta è: perché le lobby le bloccano. Grandi settori industriali, come quello delle bevande, del packaging e della plastica vergine, hanno esercitato una pressione costante per evitare l’entrata in vigore di queste tasse, sostenendo che:

  • Penalizzerebbero i margini di profitto.
  • Costringerebbero ad aumentare i prezzi al consumo.
  • Danneggerebbero la competitività internazionale delle imprese italiane.

A questa pressione si aggiunge un fattore politico: i governi, di qualunque colore, temono ricadute in termini di consenso elettorale, e preferiscono rimandare piuttosto che affrontare impopolarità momentanee.

Quali sono gli impatti ambientali delle eco-tasse?

Impatti della plastic tax:

  • Incentiverebbe il passaggio a materiali riciclati.
  • Ridurrebbe l’utilizzo di plastica vergine.
  • Contribuirebbe a contenere l’inquinamento da microplastiche, soprattutto nel Mediterraneo.
  • Stimolerebbe l’economia circolare, spingendo le aziende a investire in soluzioni sostenibili.

Impatti della sugar tax:

  • Ridurrebbe il consumo di zuccheri.
  • Avrebbe effetti positivi sulla salute pubblica, specialmente tra bambini e adolescenti.
  • Potrebbe abbassare i costi sanitari a lungo termine, diminuendo l’incidenza di obesità, diabete e altre patologie legate all’alimentazione.

Il rinvio di queste tasse non solo blocca gli effetti benefici, ma rende più difficile il raggiungimento degli obiettivi del Green Deal europeo e dell’Agenda 2030.

Qual è il costo economico dei rinvii?

Rinvio della sugar tax:

  • Costo stimato: 155 milioni di euro tra il 2025 e il 2027.
  • Queste risorse avrebbero potuto finanziare campagne di educazione alimentare o iniziative sanitarie.

Mancata attuazione della plastic tax:

  • Meno incentivi per le aziende a riciclare e innovare.
  • Aumento della produzione di rifiuti, con ricadute sui costi per la raccolta e lo smaltimento.
  • Crescita dei costi della TARI, la tassa sui rifiuti, a carico di comuni e cittadini.

Cosa fanno gli altri Paesi europei?

Paesi come il Regno Unito, la Francia e i Paesi Bassi hanno già introdotto da tempo eco-tasse simili, ottenendo risultati concreti:

  • UK: la sugar tax ha portato a una riduzione del 34% del contenuto medio di zucchero nelle bevande dal 2018.
  • Francia: nel 2022 ha registrato una riduzione del 10% nel contenuto di zucchero grazie alla tassa a scaglioni.
  • Olanda: ha introdotto tassazioni sia sul contenuto di zuccheri che sul packaging, spingendo le aziende verso soluzioni più sostenibili.

In confronto, l’Italia sembra seguire i ritmi più lenti dell’Unione Europea, preferendo posticipare piuttosto che attuare.

Quali scelte servono per una sostenibilità credibile?

Per rendere efficaci le politiche ambientali, è necessario un cambiamento strutturale che includa:

  1. Stabilità normativa: le eco‑tasse devono essere strutturate e non rinviabili, per offrire certezza a chi investe nella sostenibilità.
  2. Premialità per il riciclo: sistemi fiscali che premiano le imprese virtuose, oggi penalizzate da un mercato dove la plastica vergine costa meno.
  3. Trasparenza nelle decisioni politiche, per evitare che la sostenibilità venga sempre subordinata agli interessi di breve termine.

Chi ci perde e chi ci guadagna?

Le eco‑tasse italiane sono oggi il campo di battaglia tra interessi economici consolidati e una sostenibilità ancora fragile. I principali beneficiari dei continui rinvii sono:

  • Le multinazionali del beverage, che evitano aumenti di prezzo.
  • L’industria della plastica vergine, che resta competitiva rispetto al riciclato.
  • I governi, che aggirano lo scontro diretto con i poteri economici.

A pagare, invece, sono:

  • I cittadini, che subiscono costi ambientali e sanitari sempre maggiori.
  • L’ambiente, che continua a ricevere più rifiuti e più plastica.
  • Le imprese sostenibili, che non trovano un terreno normativo favorevole.

Se vogliamo parlare davvero di transizione ecologica, le eco‑tasse devono diventare istituzioni permanenti, non semplici strumenti da rimandare per convenienza politica. Serve coraggio legislativo, visione a lungo termine e una governance capace di mettere ambiente, salute e giustizia fiscale al centro delle scelte pubbliche.

Fonti

  • Reuters – Italy delays sweetened drinks tax to January 2026
  • Ecosistant – Plastic tax in Italy postponed to July 2026
  • H2 Compliance – Understanding Italy’s upcoming plastic tax
  • Reuters – Italy delays plastic and sweet drinks taxes until mid-2024
  • Ecobility – EU SUP Directive: state of transposition
  • Ainvest – Italy’s sugar tax delays: navigating regulatory uncertainty

Giulia Tripaldi
July 8, 2025
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