Viviamo in un'epoca in cui la parola sostenibilità è ovunque: nelle pubblicità, nei programmi scolastici, nelle scelte aziendali, nei progetti di città e comunità. Ma cosa si intende davvero per cultura della sostenibilità?
La cultura della sostenibilità non è una moda passeggera. Si tratta di un modo di pensare e vivere che riconosce l'interconnessione tra l'essere umano, l'ambiente e le risorse del pianeta. Significa rivedere le nostre abitudini quotidiane, il nostro sistema economico, il nostro stile di vita, per costruire una società più equa, inclusiva e durevole.
Sostenibilità è rispetto dei limiti naturali della Terra, è attenzione ai diritti delle generazioni future, è responsabilità verso la collettività. Quando si parla di cultura della sostenibilità, quindi, si fa riferimento non solo a pratiche ambientali, ma anche a valori, educazione, giustizia sociale, consapevolezza e partecipazione.
Negli ultimi anni, questa cultura ha cominciato a prendere forma attraverso esperienze concrete: dalle comunità energetiche che producono e condividono energia pulita, agli orti urbani e ai gruppi di acquisto solidale, fino a forme di economia circolare e cooperativa. In molte scuole e università italiane, si lavora oggi a progetti che integrano ecologia, inclusione e innovazione, dimostrando che la sostenibilità può essere una lente per leggere e migliorare il mondo.
La sostenibilità poggia su alcuni principi fondamentali, ormai riconosciuti a livello internazionale. Il primo è lo sviluppo sostenibile, definito nel 1987 dal Rapporto Brundtland come "quello sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri".
Da qui si sviluppano tre pilastri interdipendenti:
Questi principi sono stati adottati anche dall'Agenda 2030 delle Nazioni Unite, che ha fissato 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs). L'Italia ha recepito questi obiettivi attraverso la Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile (SNSvS), promossa dal Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) e aggiornata nel 2022.
La vera sfida, tuttavia, è rendere questi principi concreti nella vita quotidiana. Serve un cambio di mentalità che cominci dall'educazione, dalla comunicazione e dalla partecipazione civica. La cultura della sostenibilità nasce, in fondo, da piccole scelte quotidiane che si trasformano in una nuova visione collettiva.
Anche la filosofia ha dato un contributo fondamentale alla riflessione sulla sostenibilità. Fin dall'antichità, pensatori come Aristotele hanno parlato di equilibrio tra uomo e natura. Ma è nel Novecento che la sostenibilità diventa oggetto di un pensiero critico e strutturato.
Il filosofo tedesco Hans Jonas ha formulato il concetto di etica della responsabilità, sostenendo che in un mondo in cui la tecnologia può modificare la natura, siamo moralmente obbligati a proteggerla. Jonas scrive che dobbiamo agire in modo che gli effetti delle nostre azioni siano compatibili con la permanenza di una vita autenticamente umana sulla Terra.
Altro pensatore centrale è Serge Latouche, teorico della decrescita felice, che mette in discussione l'idea di progresso illimitato e propone modelli economici locali, sobri e solidali.
Nel Sud del mondo, filosofe e attiviste come Vandana Shiva hanno unito pensiero e azione, difendendo l'agricoltura sostenibile, la biodiversità e i saperi tradizionali contro la mercificazione della natura. In Africa, la premio Nobel Wangari Maathai ha fondato il Green Belt Movement, che ha promosso il rimboschimento e i diritti delle donne, dimostrando che sostenibilità significa anche emancipazione.
Questi filosofi, e molti altri, ci ricordano che non esiste vera sostenibilità senza una profonda revisione dei nostri valori: il rispetto, la giustizia, la solidarietà e il senso del limite sono alla base di un mondo più vivibile.
Per chi vuole avvicinarsi in modo critico e consapevole al tema della crisi climatica, ci sono molti libri utili. Alcuni sono divulgativi, altri più scientifici, altri ancora raccontano storie personali e collettive.
Tra i più significativi:
Leggere di clima e sostenibilità non è solo un modo per informarsi: è un atto di cittadinanza attiva. I libri aiutano a costruire una visione critica, a riconoscere le connessioni, a trovare soluzioni possibili.
La sostenibilità non ha una sola forma. Cambia a seconda dei luoghi, delle culture e delle risorse disponibili. In Islanda, ad esempio, quasi tutta l'energia elettrica proviene da fonti rinnovabili, grazie alla geotermia e all'idroelettrico. In Giappone, la tradizione del mottainai insegna il rispetto per le cose e il rifiuto dello spreco.
In Italia, stanno nascendo esperienze che traducono questi valori in pratiche concrete. A Torino, il progetto "Cibo Circolare" recupera le eccedenze alimentari e le trasforma in pasti per le fasce più fragili della popolazione. A Milano, l'iniziativa "Ricetta QuBì" mette in rete famiglie, negozi e associazioni per combattere la povertà alimentare in modo sostenibile.
In questi esempi, la sostenibilità è vista non solo come questione ambientale, ma anche come cura delle persone, dei legami e dei territori. E proprio questo approccio integrato rappresenta la vera chiave di volta per il futuro.
Parlare di cultura della sostenibilità significa parlare del nostro modo di vivere oggi, ma anche di come immaginiamo il domani. Non si tratta solo di normative o tecnologie, ma di scelte etiche, relazionali e politiche. Cambiare modello è possibile, ma richiede una visione condivisa, educativa e partecipata.
Non è troppo tardi, ma è già tardi. E la cultura è lo strumento più potente che abbiamo per invertire la rotta.
Fonti: