La funivia delle mele in Val di Non: tradizione, innovazione e sostenibilità

Giulia Tripaldi
September 25, 2025
5 min read

Chi visita la Val di Non, in Trentino, non può non restare colpito da uno spettacolo unico: ettari ed ettari di meleti che in primavera si riempiono di fiori bianchi e in autunno diventano un mosaico di frutti rossi e dorati. Questo territorio è il cuore pulsante della melicoltura italiana, da cui proviene oltre il 60% della produzione nazionale di mele certificate. Ma dietro la bellezza dei frutteti si nasconde anche una straordinaria innovazione: la funivia delle mele, un sistema sostenibile che trasporta i frutti dai campi ai magazzini di raccolta. Un esempio concreto di come tradizione e tecnologia possano lavorare insieme per preservare l’ambiente e migliorare la vita delle comunità locali.

Quando c’è la raccolta delle mele in Val di Non?

La raccolta delle mele in Val di Non avviene generalmente tra la fine di agosto e tutto il mese di ottobre, a seconda della varietà. Si parte con le mele Gala, che maturano prima, per arrivare fino alle Golden Delicious e alle Fuji, raccolte a stagione più avanzata. È un periodo che coinvolge migliaia di famiglie e lavoratori stagionali, trasformando la valle in un vero e proprio cantiere agricolo a cielo aperto.

In questo contesto, la funivia delle mele diventa essenziale. Immaginate centinaia di cassette di frutta che ogni giorno devono raggiungere i centri di stoccaggio: senza questo sistema, camion e trattori riempirebbero le strade, con conseguenze negative su traffico, sicurezza e inquinamento. La funivia permette invece di muovere enormi quantità di mele in modo silenzioso, rapido e sostenibile.

Cos’è la funivia delle mele e come funziona?

La funivia delle mele è un impianto a fune, simile a una seggiovia, ma pensato non per i turisti o gli sciatori, bensì per trasportare le cassette di frutta. Ogni cabina agganciata al cavo trasporta casse piene di mele dalle campagne ai magazzini di raccolta, riducendo tempi, costi ed emissioni.

Questo sistema nacque negli anni ’60, quando la valle decise di modernizzare la logistica agricola. Oggi la funivia collega i meleti alle cooperative, dove le mele vengono selezionate, controllate e avviate verso i mercati italiani ed europei. È considerata un unicum in Italia, tanto da essere definita un “monumento di archeologia industriale agricola”. Eppure, non si tratta solo di storia: ancora oggi funziona e viene utilizzata durante la raccolta.

Quando fanno la Pomaria in Val di Non?

Chi vuole vivere da vicino questa realtà non può perdere la Pomaria, la grande festa delle mele della Val di Non. L’evento si tiene ogni anno ad ottobre, nel pieno della raccolta, e celebra il frutto simbolo del territorio. La Pomaria non è solo una sagra: è un’esperienza immersiva fatta di degustazioni, laboratori, incontri con i contadini e visite ai meleti.

In quell’occasione, molti visitatori scoprono anche la funivia delle mele, testimoniando come l’agricoltura possa unire tradizione e innovazione. La festa diventa così un’occasione per raccontare non solo il gusto delle mele, ma anche il loro viaggio silenzioso e sostenibile sopra le valli trentine.

Dove vengono conservate le mele della Val di Non?

Dopo il trasporto tramite la funivia delle mele, i frutti arrivano nei magazzini delle cooperative locali, come Melinda e La Trentina. Qui entrano in un percorso tecnologico attentissimo alla qualità. Le mele vengono controllate, selezionate e conservate in celle ipogee scavate nella roccia dolomitica, un progetto pionieristico che ha fatto scuola in Europa.

Queste celle ipogee sfruttano la temperatura naturale della montagna, permettendo di ridurre drasticamente il consumo energetico rispetto ai magazzini tradizionali. In questo modo, le mele possono essere conservate per mesi mantenendo intatte le loro proprietà organolettiche, con un risparmio ambientale notevole. La logistica sostenibile inizia dunque nei campi, con la funivia, e continua fino allo stoccaggio, con tecniche innovative a basso impatto.

Perché la funivia delle mele è un modello di sostenibilità?

In un’epoca in cui si parla tanto di emissioni zero, la funivia delle mele rappresenta un esempio concreto di come anche il settore agricolo possa ridurre il proprio impatto ambientale. Trasportare frutta con la fune significa meno trattori e camion sulle strade, meno rumore e meno traffico. Significa anche meno emissioni di CO₂ e meno consumo di carburante.

Oltre ai benefici ambientali, la funivia ha avuto un impatto sociale positivo: ha reso più sicuro il lavoro nei campi, ha ridotto i tempi di consegna e ha rafforzato il legame tra comunità e territorio. In un certo senso, è diventata parte integrante dell’identità della Val di Non.

Un’eredità che guarda al futuro

Oggi, la funivia delle mele è anche un simbolo di memoria storica e culturale. Non è solo uno strumento agricolo, ma un pezzo di identità della valle. Alcuni tratti dell’impianto sono stati restaurati e trasformati in attrazioni turistiche, mostrando come la tecnologia possa diventare patrimonio culturale.

Allo stesso tempo, il sistema rimane attivo e utile, dimostrando che spesso le soluzioni più innovative non sono quelle futuristiche, ma quelle capaci di unire tradizione e modernità. In un mondo in cui la logistica alimentare è sempre più al centro del dibattito sulla sostenibilità, la funivia delle mele della Val di Non offre un modello replicabile in altre realtà montane e agricole.

La funivia delle mele: quando la tradizione diventa sostenibilità

La funivia delle mele non è soltanto un’infrastruttura: è il simbolo di un’intera valle che ha saputo reinventarsi senza perdere la propria identità. Rappresenta il legame tra natura, comunità e innovazione, un esempio che racconta come la sostenibilità possa nascere anche da soluzioni semplici e concrete. Guardando al futuro, la sfida sarà continuare a valorizzare queste esperienze, renderle conosciute al grande pubblico e, magari, replicarle altrove. Perché la transizione ecologica passa anche da funi, cassette di mele e dal lavoro silenzioso di una valle che ha fatto del suo frutto più famoso un modello di sostenibilità.

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Giulia Tripaldi
September 25, 2025
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