Negli ultimi anni, sempre più persone scelgono prodotti biologici convinte che siano la scelta migliore per l’ambiente e la salute. Il biologico è diventato un trend, un simbolo di uno stile di vita più consapevole e responsabile. Ma quanti si informano davvero su cosa significhi acquistare bio? Dietro le etichette verdi e le promesse di sostenibilità si nascondono sfumature che spesso vengono ignorate. In alcuni casi, il rischio è quello di cadere nel greenwashing, acquistando prodotti che si presentano come ecologici, ma che in realtà non lo sono del tutto.
Andiamo a vedere quanto impattano le diverse tipologie di produzione alimentare e quali fattori considerare per un acquisto davvero consapevole.
L’agricoltura biologica si basa su pratiche che limitano l’uso di pesticidi chimici e fertilizzanti di sintesi, favorendola biodiversità e riducendo l’inquinamento delle acque. Secondo ISPRA, i terreni coltivati con metodi biologici presentano una maggiore fertilità e un migliore equilibrio ecologico. Inoltre, il biologico contribuisce alla riduzione delle emissioni di gas serra rispetto all’agricoltura intensiva, in parte grazie alla minore dipendenza da input chimici.
Ma non tutto è perfetto. Spesso, il biologico ha rese inferiori rispetto all’agricoltura convenzionale, il che significa che per ottenere la stessa quantità di prodotto potrebbe essere necessario coltivare più superficie. Questo pone un interrogativo: è sostenibile su larga scala? Se il cibo biologico diventasse la norma, avremmo abbastanza terra per coltivarlo senza disboscare nuove aree?
Un pomodoro biologico coltivato in Sud America e trasportato in Italia ha davvero un impatto ambientale inferiore rispetto a un pomodoro locale coltivato con metodi convenzionali? La risposta non è così scontata. Il trasporto e la distribuzione incidono pesantemente sull’impronta ecologica dei prodotti, e scegliere cibo a filiera corta può essere un fattore chiave nella sostenibilità alimentare
Secondo l’ISTAT, il consumo di prodotti a km0 è in crescita, con sempre più mercati locali e cooperative che valorizzano le produzioni regionali. Oltre a ridurre l’inquinamento legato al trasporto, acquistare locale significa anche sostenere l’economia del territorio e avere maggiore trasparenza sulla provenienza del cibo.
Sempre più persone stanno scegliendo alternative vegetali, spesso convinte che sia la scelta più sostenibile. Ridurre il consumo di carne ha sicuramente un impatto positivo sull’ambiente, indipendentemente dal fatto che i prodotti siano biologici o meno. Ma non è sempre tutto così semplice: alcune colture, come le mandorle o l’avocado, richiedono enormi quantità d’acqua e vengono importate da migliaia di chilometri di distanza, finendo per avere un’impronta ecologica tutt’altro che trascurabile.
Quindi, il biologico è sempre la scelta giusta? Dipende. Un’alimentazione sostenibile non è fatta solo di etichette, ma di scelte informate che tengano conto dell’intero ciclo di vita di un prodotto.
Acquistare biologico può essere una scelta consapevole, ma non è l’unico parametro per valutare l’impatto ambientale del cibo. È importante considerare la provenienza, la stagionalità e il tipo di alimento. Il rischio è quello di cadere nel greenwashing: alcune aziende utilizzano il termine “biologico” come strategia di marketing, senza che il loro modello produttivo sia realmente sostenibile.
La soluzione? Informarsi. Scegliere il biologico va bene, ma con criterio. Valutare le certificazioni, preferire il cibo locale quando possibile e ridurre gli sprechi sono azioni che fanno la vera differenza. La sostenibilità alimentare non è una moda, ma un insieme di scelte quotidiane che, se fatte con consapevolezza, possono davvero avere un impatto positivo.
E tu, quanto ti informi prima di scegliere cosa mettere nel piatto?
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