Etichette verdi: cosa significano davvero?

Giulia Tripaldi
April 17, 2025
5 min read

Se fare acquisti consapevoli fosse semplice, il mondo sarebbe un posto più sostenibile. Eppure, tra scaffali pieni di prodotti con diciture come vegan-friendlycruelty-freeeco-friendly e biodegradabile, orientarsi diventa complicato. Ogni giorno, milioni di consumatori cercano di fare le “scelte giuste”, quelle più etiche e rispettose dell’ambiente, ma la mancanza di chiarezza sulle etichette può rendere il processo frustrante. Parole che suonano rassicuranti, ma che spesso nascondono significati ambigui o parziali. Quante volte abbiamo acquistato un prodotto pensando di fare una scelta migliore, solo per scoprire che l’etichetta era fuorviante? Siamo sicuri di sapere davvero cosa compriamo?

Il marketing verde e la confusione delle etichette

L’industria ha compreso il potere di certe parole e del marketing “verde”, ma senza una regolamentazione chiara, molti termini vengono usati con flessibilità, generando confusione. Ad esempio, un prodotto definito vegan-friendly non è necessariamente cruelty-free: potrebbe non contenere ingredienti di origine animale, ma essere comunque stato testato sugli animali. E lo stesso vale per il termine cruelty-free, che indica l’assenza di test sugli animali, ma non garantisce l’uso esclusivo di ingredienti vegetali.

Moda, alimentazione e sostenibilità

Il problema della terminologia non riguarda solo la cosmetica. Anche il settore della moda e dell’alimentazione è pieno di etichette poco chiare. Un capo di abbigliamento può essere dichiarato eco-friendly perché prodotto con materiali riciclati, ma se la filiera di produzione comporta un uso massiccio di sostanze chimiche inquinanti, quanto è davvero sostenibile? Un imballaggio biodegradabile potrebbe decomporsi solo in condizioni specifiche di compostaggio industriale, rendendo inutile il suo presunto basso impatto ambientale se finisce in una discarica.

Cosa significa davvero sostenibile?

Un altro termine che spesso genera confusione è sostenibile. Un’azienda potrebbe dichiarare che un prodotto è sostenibile perché utilizza meno acqua rispetto a metodi tradizionali, ma senza considerare le emissioni di CO₂ prodotte nel trasporto o l'impatto sociale della produzione. La sostenibilità, infatti, non è solo ambientale, ma anche sociale ed economica: una filiera che sfrutta i lavoratori o utilizza materie prime da zone deforestate non può essere definita davvero sostenibile.

Biodegradabile e compostabile: non sono la stessa cosa

Un altro aspetto cruciale è la differenza tra compostabile e biodegradabile. Un materiale biodegradabile si decompone nel tempo grazie all'azione di microorganismi, ma senza una tempistica chiara e senza garanzia che non lasci residui inquinanti. Un materiale compostabile, invece, si degrada più rapidamente e può trasformarsi in compost utile per il terreno, ma spesso solo in impianti di compostaggio industriale. Questa distinzione è fondamentale per evitare che rifiuti definiti “biodegradabili” finiscano comunque nelle discariche, con tempi di decomposizione lunghissimi.

Come difendersi dal greenwashing

Comprendere queste differenze è fondamentale per non cadere vittima del greenwashing, la pratica di alcune aziende di rendere i prodotti più “verdi” di quanto non siano realmente. Per questo, oltre a leggere le etichette, è essenziale conoscere le certificazioni riconosciute. Marchi come Leaping Bunny per i cosmeticicruelty-free, EU Ecolabel per i prodotti ecologici e FSC perla carta sostenibile possono essere punti di riferimento affidabili.

Verso una maggiore trasparenza

In un mercato sempre più orientato verso la sostenibilità, è importante che i consumatori abbiano gli strumenti per fare scelte informate. Non basta affidarsi alle promesse pubblicitarie: servono trasparenza e regole chiare per garantire che le aziende realmente impegnate nella tutela dell’ambiente e del benessere animale non vengano messe sullo stesso piano di chi sfrutta il linguaggio green come strategia di vendita. Anche l'adozione di etichette più dettagliate e di normative più severe potrebbe aiutare a rendere il mercato più equo e comprensibile. Solo con un'informazione chiara e verificabile possiamo trasformare un mercato basato su slogan in un sistema di acquisti responsabili.

Fonti:

·       Leaping Bunny –Certificazione cruelty-free: https://www.leapingbunny.org

·       EU Ecolabel –Certificazione prodotti eco-sostenibili: https://ec.europa.eu/environment/ecolabel

·       Forest StewardshipCouncil (FSC) – Certificazione per carta e legno sostenibili: https://www.fsc.org

·       EnvironmentalProtection Agency (EPA) – Linee guida su biodegradabilità: https://www.epa.gov

·       PETA – Informazioni suprodotti vegan e cruelty-free: https://www.peta.org

Giulia Tripaldi
April 17, 2025
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