Ecodesign: cos’è, come funziona e perché rivoluzionerà la nostra vita

Giulia Tripaldi
July 24, 2025
5 min read

Che cosa si intende per ecodesign?

Quando sentiamo parlare di ecodesign, immaginiamo subito oggetti eleganti, materiali naturali e uno stile minimalista. Ma dietro questa parola c’è molto di più: l’ecodesign è un approccio progettuale che punta a ridurre l’impatto ambientale di un prodotto lungo tutto il suo ciclo di vita. Questo significa partire dalle materie prime, passare per la produzione e l’uso quotidiano, fino ad arrivare al momento in cui l’oggetto non serve più.

Non è solo una tendenza. È una risposta concreta a una domanda urgente: come possiamo continuare a produrre e consumare senza distruggere il pianeta? Pensaci: un oggetto progettato male diventa un rifiuto presto, uno progettato bene può durare decenni o tornare utile in nuove forme. È qui che entra in gioco l’ecodesign, con materiali riciclati, componenti sostituibili e processi produttivi a basso consumo di energia.
Secondo il Parlamento Europeo, i prodotti progettati con criteri di ecodesign potrebbero ridurre il consumo energetico europeo del 10% entro il 2030. Un numero che da solo fa capire quanto questa filosofia non sia solo estetica, ma pura necessità.

Che cos’è la metodologia dell’ecodesign?

Dietro un prodotto ecodesign non c’è improvvisazione. Esiste una vera e propria metodologia che guida designer, ingegneri e aziende nelle scelte quotidiane. Il cuore è l’analisi del ciclo di vita (LCA, Life Cycle Assessment). Questa tecnica misura tutti gli impatti ambientali di un prodotto: quanta energia serve per estrarre le materie prime, quanta per trasformarle, quanto costa in termini di CO₂ trasportare quel prodotto fino a casa nostra. E soprattutto, cosa succede quando lo buttiamo via.

Molti designer oggi lavorano con software specializzati per calcolare quanta CO₂ emette un mobile o un elettrodomestico. È così che IKEA, per esempio, è riuscita a progettare divani smontabili che occupano meno spazio nei camion, tagliando i viaggi e quindi le emissioni. Oppure pensa a Fairphone, lo smartphone modulare che puoi aprire e riparare da solo con un semplice cacciavite: una vera icona dell’ecodesign applicato all’elettronica.

Un’altra tecnica è la progettazione modulare: invece di buttare via un oggetto rotto, sostituisci solo il pezzo difettoso. Questo approccio allunga la vita dei prodotti e abbatte i rifiuti. In Olanda, per esempio, le biciclette Swapfiets funzionano così: paghi un abbonamento mensile, se si rompe qualcosa un tecnico te la sistema. Nessun rifiuto, solo pezzi di ricambio.

La metodologia dell’ecodesign comprende anche la scelta di materiali locali e rinnovabili, come legni certificati FSC o bioplastiche. Sempre più aziende scelgono di inserire etichette chiare per comunicare al cliente l’impatto reale di ciò che compra. Così il consumatore sa davvero cosa porta a casa.

Cosa si intende per design sostenibile?

A volte si confonde ecodesign con design sostenibile, ma c’è una differenza sottile. Se l’ecodesign è la parte più tecnica, focalizzata su materiali, consumi ed emissioni, il design sostenibile guarda al quadro completo: ambiente, economia e società.

Un oggetto può essere ecologico ma non sostenibile se, per esempio, viene prodotto sfruttando manodopera sottopagata o in condizioni di lavoro insicure. Il design sostenibile si occupa anche di questo: filiere etiche, equità salariale, comunità locali tutelate. È la famosa “tripla linea di fondo”: planet, people, profit.

Il design sostenibile è anche condivisione. Pensa alla sharing economy: auto in car sharing, bici condivise, utensili a noleggio. Meno produzione, meno spreco, più valore. In Italia startup come Rifò producono abiti e accessori rigenerando vecchi tessuti. Con un maglione di lana rigenerata, dai nuova vita a fibre che altrimenti sarebbero rifiuti.

E non è solo moda. Il design sostenibile è ovunque: sedie stampate in 3D con plastica di recupero, imballaggi commestibili, mattoni realizzati con scarti agricoli. Ogni innovazione diventa un pezzo di un puzzle circolare che chiude il cerchio dei rifiuti.

Che cos’è il design dell’ambiente?

Il design dell’ambiente è un altro tassello di questo percorso. Qui non si parla solo di oggetti, ma di spazi. È la progettazione di ambienticase, uffici, scuole, interi quartieri — in armonia con l’ambiente e con chi li vive.

Immagina edifici che respirano: facciate verdi che riducono il calore estivo, tetti fotovoltaici che producono energia pulita, pareti isolanti che tagliano i consumi. Il design dell’ambiente unisce architettura sostenibile, urbanistica smart e interior design ecologico.

Ci sono esempi straordinari. A Singapore il complesso Marina One ospita un giardino tropicale al centro di quattro torri: un polmone verde che abbassa la temperatura e migliora la qualità dell’aria. In Italia, a Milano, il Bosco Verticale è diventato simbolo del design dell’ambiente: due grattacieli abitati da 900 alberi che assorbono CO₂, producono ossigeno e offrono riparo a uccelli e insetti.

Ma il design dell’ambiente si può fare anche in piccolo: sostituire le lampadine di casa con LED, isolare bene porte e finestre, piantare alberi sul balcone. Piccoli interventi che, moltiplicati, fanno la differenza.

Lo sapevi che…

Non tutti sanno che l’ecodesign passa anche per materiali davvero sorprendenti. Oggi esistono mattonelle di pavimenti fatte con gusci di molluschi, borse in “pelle” ricavata dalle bucce di mela o dal cactus, pannelli fonoassorbenti realizzati con fondi di caffè. Questo non è più futuro: è presente.

L’Italia è una fucina di creatività green. Startup come Vegea producono tessuti vegetali dagli scarti dell’uva, mentre Orange Fiber ha brevettato una fibra tessile dagli scarti delle arance spremute in Sicilia. Piccoli gesti di design sostenibile che trasformano problemi in soluzioni.

E tu, cosa puoi fare?

Parlare di ecodesign è utile, ma metterlo in pratica lo è ancora di più. Ognuno di noi può scegliere prodotti con etichette trasparenti, preferire oggetti riparabili, evitare l’usa e getta. Puoi informarti, pretendere imballaggi più leggeri, chiedere alle aziende di rendere pubblici i dati sul ciclo di vita dei loro prodotti.

E puoi cominciare da subito: usa una borraccia al posto della plastica, compra elettrodomestici efficienti, sostieni brand che investono nell’economia circolare. Sono piccoli gesti, certo. Ma sono contagiosi. E fanno capire che il design non è solo una forma da guardare, è un messaggio che racconta chi siamo e che mondo vogliamo lasciare.

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Giulia Tripaldi
July 24, 2025
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