Reef Robot: la tecnologia al servizio delle barriere coralline

Giulia Tripaldi
July 16, 2025
5 min read

Negli abissi del mare vivono città sommerse e di una bellezza quasi surreale: sono le barriere coralline, vere cattedrali di biodiversità costruite da minuscoli animali, i polipi dei coralli. Guardandole da vicino, sembrano sculture viventi che oscillano al ritmo delle correnti, ospitando pesci colorati, tartarughe, crostacei e milioni di altre forme di vita. Eppure, questi capolavori naturali sono oggi tra gli ecosistemi più fragili al mondo. Di fronte a riscaldamento globale, inquinamento e acidificazione degli oceani, gli scienziati stanno sviluppando nuove strategie per salvarle: tra le più sorprendenti ci sono i reef robot, robot subacquei creati per rigenerare, proteggere e monitorare i coralli. È una sfida che unisce natura e tecnologia in una danza delicata e piena di speranza.

Qual è la barriera corallina più bella al mondo?

Quando si parla di barriere coralline, la mente corre subito alla maestosa Grande Barriera Corallina australiana. Si estende per oltre 2300 chilometri lungo la costa del Queensland ed è così grande che si può vedere perfino dallo spazio. È patrimonio UNESCO dal 1981 e ospita più di 1600 specie di pesci, 600 tipi di coralli e migliaia di altre forme di vita.

La sua bellezza è un mix unico di forme, colori e complessità. Non è solo grande: è un mosaico vivente che cambia di stagione in stagione, dalle fioriture di coralli duri alle migrazioni delle mante e degli squali balena. Ma ci sono altre barriere coralline che, pur più piccole, incantano per la loro varietà: i reef delle Maldive, le barriere che circondano le isole Fiji o quelle delle Filippine, famose per le immersioni spettacolari. Ogni barriera ha un fascino tutto suo, modellato da millenni di evoluzione.

Che succede se tocchi la barriera corallina?

Può sembrare un gesto banale: allungare una mano per sfiorare un corallo, incuriositi dalle sue forme. Ma quel semplice tocco può avere conseguenze gravi. I coralli sono organismi viventi, costituiti da polipi minuscoli protetti da scheletri calcarei. Anche una pressione lieve può danneggiare il tessuto vivente, rompere le delicate ramificazioni e lasciare il corallo esposto a infezioni.

In molti casi, il danno non è solo estetico. Toccare i coralli facilita l’accumulo di alghe dannose e può causare il cosiddetto sbiancamento, fenomeno in cui i coralli perdono le alghe simbiotiche da cui ricavano nutrimento. Questo porta a una lenta morte dell’organismo, compromettendo intere sezioni del reef. Per questo, durante le immersioni, le guide raccomandano sempre di mantenere una distanza di sicurezza e di evitare qualsiasi contatto fisico.

Come possiamo salvare la barriera corallina?

Proteggere le barriere coralline è una missione globale che richiede interventi su più fronti: ridurre le emissioni di gas serra, limitare l’inquinamento, creare riserve marine e promuovere il turismo sostenibile. Ma negli ultimi anni è nata una nuova speranza grazie alla tecnologia: i reef robot.

Questi robot subacquei sono progettati per svolgere compiti che un tempo richiedevano mesi di lavoro umano. Alcuni, come il LarvalBot, rilasciano in modo mirato milioni di larve di corallo nelle zone più danneggiate, aumentando le possibilità di attecchimento. Altri robot, sviluppati in collaborazione con istituti di ricerca e aziende, usano bracci robotici morbidi per manipolare delicati frammenti di corallo in laboratorio, creando nuove colonie da reimpiantare.

Ci sono anche droni subacquei che mappano le barriere, monitorano la temperatura dell’acqua e segnalano in tempo reale eventuali criticità. Questi strumenti permettono di agire in modo rapido e mirato, specie dopo eventi estremi come le ondate di calore. È un approccio che unisce ricerca scientifica, ingegneria e intelligenza artificiale, e che sta già mostrando risultati promettenti.

Perché sono importanti le barriere coralline?

Le barriere coralline non sono solo paesaggi spettacolari: sono fondamentali per l’equilibrio del nostro pianeta. Coprono meno dell’1% dei fondali oceanici, ma ospitano circa il 25% della biodiversità marina. Funzionano come vere e proprie nursery per migliaia di specie di pesci e invertebrati, garantendo risorse alimentari a milioni di persone.

Oltre alla biodiversità, svolgono un ruolo cruciale nella protezione delle coste: le barriere assorbono la forza delle onde, riducendo l’erosione e proteggendo comunità costiere da tempeste e tsunami. Non dimentichiamo poi il valore economico: si calcola che le attività legate al turismo, alla pesca e alla ricerca scientifica generino miliardi di dollari ogni anno.

Infine, i coralli contribuiscono alla produzione di ossigeno e all’assorbimento di CO₂, aiutando a mantenere stabile il clima terrestre. Perdere questi ecosistemi significherebbe perdere un alleato prezioso nella lotta ai cambiamenti climatici.

Qual è la biodiversità delle barriere coralline?

La biodiversità delle barriere coralline è tra le più alte della Terra. Nei reef vivono coralli duri e molli, pesci pagliaccio, murene, squali, tartarughe marine, crostacei come aragoste e granchi, molluschi giganti e un’incredibile varietà di spugne e alghe. Ogni specie ha un ruolo nell’ecosistema: alcune puliscono i coralli dai parassiti, altre contribuiscono alla formazione del substrato calcareo.

Questo intricato equilibrio permette ai reef di autoregolarsi, resistere alle perturbazioni e rigenerarsi dopo eventi traumatici. Ma se l’equilibrio si rompe – per esempio a causa dello sbiancamento diffuso o dell’inquinamento – la perdita di biodiversità rende il reef più fragile e meno capace di riprendersi.

Cosa sono i reef robot?

I reef robot sono robot progettati per lavorare sotto il mare, con l’obiettivo di proteggere e ripristinare le barriere coralline. Alcuni sono autonomi, altri sono controllati a distanza da ricercatori e subacquei. Tra i più innovativi ci sono:

  • LarvalBot: un drone subacqueo che trasporta e rilascia larve di corallo, aumentando le probabilità che attecchiscano nelle aree degradate.
  • Robot-gripper morbidi: bracci robotici sviluppati, ad esempio, dal CSIRO in Australia, capaci di manipolare coralli giovani senza danneggiarli.
  • Cobots come quelli usati da Coral Maker e Universal Robots, che automatizzano il posizionamento dei frammenti di corallo su supporti artificiali.
  • Sistemi di monitoraggio robotizzati, come ReefGuard, che controllano temperatura, acidità e altri parametri cruciali per la salute del reef.

Questi robot non sostituiscono l’uomo, ma lo affiancano, velocizzando le operazioni e permettendo interventi più ampi e precisi. È un esempio concreto di come la tecnologia possa diventare alleata della natura.

Fonti ufficiali e approfondimenti

Giulia Tripaldi
July 16, 2025
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