Produzione di batterie in Italia: il progetto Eni e Seri Industrial a Brindisi

Giulia Tripaldi
October 10, 2025
5 min read

Perché si parla di batterie a Brindisi?

Negli ultimi mesi si è diffusa una notizia destinata a incidere sul futuro dell’energia italiana: Eni e Seri Industrial hanno dato vita a una joint venture per produrre batterie al litio-ferro-fosfato (LFP) a Brindisi. Non si tratta solo di un progetto industriale, ma di un tassello strategico nel percorso verso la transizione energetica, con una capacità produttiva stimata in oltre 8 GWh all’anno e la promessa di un impianto di riciclo interno.

Il tema non è nuovo per noi: su Abouthat abbiamo già parlato dell’impatto delle batterie sull’ambiente e delle sfide legate al riciclo. Questa volta, però, la prospettiva è diversa perché riguarda un’iniziativa nata sul territorio italiano, con la possibilità di rafforzare l’autonomia energetica nazionale ed europea.

Che cos’è la joint venture tra Eni e Seri Industrial?

La nuova società prende il nome di Eni Storage Systems. È detenuta al 50% + 1 azione da Eni e al 50% - 1 azione da Fib, controllata da Seri Industrial. L’obiettivo dichiarato è costruire un hub integrato per le batterie, distribuito tra Brindisi e Teverola (Caserta), in grado di coprire l’intera filiera: dalla produzione del materiale catodico fino all’assemblaggio dei moduli, con l’aggiunta di un impianto di riciclo per chiudere il cerchio in ottica di economia circolare.

Come funziona la produzione di batterie LFP?

Le batterie al litio-ferro-fosfato si distinguono da altre tipologie di batterie al litio perché utilizzano fosfati al posto di metalli più costosi e rari come il cobalto o il nichel. Questa scelta comporta vantaggi in termini di stabilità, durata e sicurezza, anche se a scapito di una minore densità energetica rispetto ad altre tecnologie.

Il sito di Brindisi produrrà sia la materia attiva catodica LFP sia le celle e i moduli che compongono i sistemi di accumulo. In più, il processo sarà basato su tecniche a base acquosa, che riducono l’uso di solventi tossici normalmente impiegati in questo settore.

Perché le batterie stazionarie sono così importanti?

A differenza delle batterie per auto elettriche, le batterie stazionarie non devono alimentare un motore in movimento. Servono a immagazzinare l’energia prodotta da fonti rinnovabili come il sole e il vento, per poi rilasciarla quando serve. Senza di esse, la rete elettrica rischia di non riuscire a gestire i picchi di produzione e consumo.

La gigafactory di Brindisi potrebbe diventare uno dei poli chiave per lo sviluppo di una rete elettrica più resiliente e decarbonizzata, con un impatto diretto sulla possibilità di raggiungere gli obiettivi europei di riduzione delle emissioni entro il 2030.

Quali sono i vantaggi del progetto?

I benefici previsti sono diversi. Prima di tutto, la riduzione della dipendenza dall’estero: oggi gran parte delle batterie usate in Europa proviene dall’Asia. In secondo luogo, l’occupazione locale, con la creazione di posti di lavoro qualificati e lo sviluppo di una filiera industriale avanzata nel Sud Italia. Infine, il riciclo delle batterie esauste, che permetterà di recuperare materiali preziosi e ridurre i rifiuti pericolosi.

Quali sfide deve affrontare?

Il percorso non è privo di ostacoli. Servono ingenti investimenti finanziari, un iter autorizzativo complesso e tempi rapidi per non restare indietro rispetto ad altri Paesi europei che stanno correndo con le loro gigafactory. Esistono inoltre rischi tecnologici: il mercato delle batterie evolve velocemente e nuove soluzioni, come lo stato solido o l’idrogeno, potrebbero cambiare le regole del gioco.

Un altro punto critico riguarda la fornitura delle materie prime. Pur essendo meno dipendenti da cobalto e nichel, le batterie LFP richiedono comunque litio e fosfati, risorse che vanno gestite in modo sostenibile per evitare di trasferire i problemi ambientali altrove.

Quando partirà la produzione a Brindisi?

Al momento, il progetto si trova nella fase di ingegneria e autorizzazioni. L’obiettivo è completare la valutazione entro il primo trimestre del 2026. Solo dopo si potrà passare alla costruzione effettiva degli impianti e all’avvio della produzione. Le tempistiche esatte dipenderanno dalla rapidità con cui verranno superati i passaggi burocratici e dalla disponibilità di capitali.

Quanto peserà sul mercato europeo?

Eni e Seri Industrial hanno dichiarato di voler conquistare oltre il 10% del mercato europeo delle batterie stazionarie. Un traguardo ambizioso che, se raggiunto, farebbe dell’Italia uno dei principali attori del settore. La capacità di oltre 8 GWh all’anno non basta a coprire tutto il fabbisogno europeo, ma rappresenta comunque una quota significativa e un passo avanti nella creazione di un’industria continentale competitiva.

Batterie e sostenibilità: opportunità o rischio?

L’annuncio di Brindisi porta con sé una domanda inevitabile: queste gigafactory sono davvero la soluzione sostenibile di cui abbiamo bisogno? Da un lato offrono la possibilità di integrare meglio le energie rinnovabili e ridurre l’impatto delle fonti fossili. Dall’altro, rischiano di generare nuove dipendenze e problemi ambientali se non accompagnate da politiche di riciclo efficaci e da un monitoraggio costante delle catene di approvvigionamento.

Eni e Seri Industrial: quale ruolo per il futuro?

Il progetto rappresenta un banco di prova non solo per le due aziende, ma per l’Italia intera. Se l’iniziativa avrà successo, potrà rafforzare il ruolo del Paese nelle tecnologie verdi, dimostrando che anche un territorio spesso percepito come “periferico” può diventare centrale nella transizione energetica.

Batterie a Brindisi: un nuovo polo energetico per l’Italia?

La joint venture tra Eni e Seri Industrial segna un passaggio chiave verso un futuro più sostenibile. Se l’impianto entrerà davvero in funzione nei tempi previsti, Brindisi potrà trasformarsi in uno dei centri nevralgici dell’innovazione energetica europea. Un passo che unisce industria, ricerca e territori, con la speranza che l’Italia possa finalmente smettere di inseguire e iniziare a guidare.

Giulia Tripaldi
October 10, 2025
5 min read