
Quando un colosso come Amazon decide di investire in climate tech, non si tratta solo di un programma di accelerazione per startup. È un segnale politico ed economico. Con la nuova ClimateTech cohort, Amazon ha selezionato undici realtà emergenti che lavorano su tecnologie sostenibili in grado di ridurre le emissioni, ottimizzare le risorse e trasformare interi settori produttivi.
Questa mossa si inserisce in una dinamica più ampia: le big tech, spesso criticate per le loro emissioni e l’impatto ambientale, stanno cercando di assumere un ruolo di protagoniste nella transizione ecologica. Ma quanto c’è di reale innovazione e quanto invece di strategia reputazionale?
Con “climate tech” si indicano tutte quelle tecnologie pensate per affrontare direttamente la crisi climatica. Parliamo di soluzioni che spaziano dalle energie rinnovabili alla cattura e stoccaggio della CO₂, dall’uso di nuovi materiali riciclabili e biodegradabili a piattaforme digitali che riducono sprechi e ottimizzano filiere.

Secondo un’analisi del World Economic Forum, il settore della climate tech ha visto negli ultimi cinque anni una crescita degli investimenti superiore alla media delle startup tradizionali. Il motivo è chiaro: i governi fissano obiettivi climatici sempre più stringenti e le imprese devono adeguarsi. Per Amazon, sostenere startup in questo campo significa avere accesso anticipato a soluzioni che potrebbero diventare indispensabili nel prossimo decennio.
Le undici startup selezionate non appartengono a un unico settore, ma coprono un ampio ventaglio di innovazioni. Alcune lavorano su sistemi di cattura della CO₂ direttamente dall’atmosfera, altre sviluppano batterie di nuova generazione a basso impatto ambientale. C’è chi si concentra sull’idrogeno verde, chi sull’agritech sostenibile e chi sull’efficienza dei data center, riducendo il consumo di energia nell’infrastruttura digitale.
In questo modo, Amazon non solo diversifica il proprio portafoglio di innovazioni, ma contribuisce a creare un ecosistema di imprese che potrebbero diventare i fornitori strategici di domani.
Entrare nella ClimateTech cohort non significa ricevere solo fondi. Amazon offre accesso a mentor, infrastrutture e reti globali. Le startup selezionate possono sperimentare le loro tecnologie su scala reale, utilizzando i centri logistici e le piattaforme digitali del gigante dell’e-commerce. È una vetrina senza paragoni: trasformare un prototipo in una soluzione pronta per il mercato globale diventa molto più rapido.
Tuttavia, non va sottovalutato il rischio di dipendenza. Una startup che cresce sotto l’ombrello di Amazon potrebbe trovarsi vincolata alle strategie del colosso, con meno margini di autonomia. La questione è se l’accelerazione offerta valga la possibile perdita di indipendenza strategica.
Dal punto di vista ambientale, l’ingresso delle big tech nella climate innovation è una buona notizia. Significa risorse economiche, visibilità e velocità di sviluppo. Ma resta da chiedersi quanto queste iniziative siano pensate per una reale riduzione delle emissioni e quanto per rafforzare l’immagine green di aziende che hanno ancora enormi catene logistiche ad alta intensità energetica.
Gli esperti sottolineano che la vera sfida non è solo innovare, ma diffondere le soluzioni in modo accessibile e replicabile. Una batteria sostenibile che rimane confinata in laboratorio non cambia il mondo. Se invece arriva sul mercato, abbassa i costi e diventa standard, allora può davvero accelerare la transizione ecologica.
Alla fine, il punto è capire se Amazon e le altre big tech stiano davvero cambiando rotta o se stiano semplicemente preparando nuove strategie di mercato. Probabilmente entrambe le cose sono vere. La sostenibilità è diventata un terreno competitivo e chi si posiziona oggi come leader della climate tech potrebbe avere un vantaggio enorme nei prossimi dieci anni.
Quello che resta in discussione è la direzione del cambiamento: servirà davvero a ridurre l’impatto ambientale o finirà per creare nuove disuguaglianze tra chi ha accesso alle tecnologie e chi resta escluso?
L’ingresso di Amazon nella climate tech conferma che la sostenibilità non è più un tema accessorio, ma il cuore stesso della trasformazione economica globale. Per le startup coinvolte è un’opportunità straordinaria, ma anche una sfida a dimostrare che le loro soluzioni hanno un impatto reale.
Su Abouthat torneremo a parlarne con un’analisi più approfondita, dedicata alle singole tecnologie e ai modelli di business delle startup scelte da Amazon. Per ora, ciò che emerge con chiarezza è che la partita della sostenibilità si gioca non solo nei laboratori di ricerca, ma anche nelle strategie delle grandi aziende che decidono di investire nel futuro del pianeta.
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