
Negli ultimi anni il settore delle costruzioni è diventato uno dei principali osservati speciali della transizione ecologica. Il motivo è semplice: produrre cemento e acciaio richiede enormi quantità di energia ed è responsabile di una quota significativa delle emissioni globali di CO₂. In questo contesto, un materiale antico quanto l’architettura stessa sta tornando al centro del dibattito scientifico e industriale, ma in una forma completamente nuova. Si tratta del legno ingegnerizzato, una famiglia di materiali avanzati che promette resistenza, sicurezza e sostenibilità.
La domanda, sempre più frequente, è diretta: il legno ingegnerizzato può davvero sostituire il cemento nelle costruzioni moderne o si tratta solo di una suggestione green?
Con l’espressione legno ingegnerizzato si indicano materiali strutturali ottenuti assemblando strati di legno naturale secondo schemi precisi, studiati per migliorarne le prestazioni meccaniche. A differenza del legno massiccio tradizionale, questi prodotti sono progettati in laboratorio per essere più resistenti, stabili e prevedibili.
Tra le tipologie più diffuse rientrano il CLT (Cross Laminated Timber), il legno lamellare e altri pannelli multistrato utilizzati per strutture portanti, solai e pareti. L’ingegnerizzazione consente di superare molti limiti storici del legno, come la deformazione, l’anisotropia e la variabilità delle prestazioni.
Il principale punto di forza del legno ingegnerizzato è il suo bilancio ambientale. Il legno è un materiale rinnovabile che, durante la crescita degli alberi, assorbe anidride carbonica dall’atmosfera. Questo carbonio rimane immagazzinato nel materiale per tutta la vita dell’edificio.
Al contrario, la produzione di cemento è uno dei processi industriali più emissivi al mondo. Non solo richiede alte temperature, ma comporta anche reazioni chimiche che liberano CO₂ in modo diretto. Sostituire parte del cemento con legno strutturale significa ridurre drasticamente le emissioni associate alla costruzione.
Inoltre, i componenti in legno ingegnerizzato sono spesso prefabbricati, riducendo sprechi, tempi di cantiere e consumi energetici complessivi.
Una delle principali perplessità riguarda la resistenza strutturale. Nell’immaginario collettivo, il cemento è sinonimo di solidità, mentre il legno viene percepito come fragile. In realtà, dal punto di vista ingegneristico, il confronto è meno scontato.
Il legno ingegnerizzato presenta un ottimo rapporto resistenza-peso. A parità di carico sopportato, una struttura in legno può risultare molto più leggera di una in cemento armato. Questo comporta vantaggi significativi, soprattutto in zone sismiche, dove le forze in gioco dipendono anche dalla massa dell’edificio.
Test strutturali e casi reali dimostrano che edifici multipiano in CLT possono raggiungere altezze considerevoli mantenendo elevati standard di sicurezza.
Il tema della sicurezza antincendio è centrale quando si parla di costruzioni in legno. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il legno massiccio e ingegnerizzato può comportarsi in modo prevedibile in caso di incendio.
Quando esposto al fuoco, il legno carbonizza lentamente in superficie, creando uno strato isolante che protegge la parte interna. Questo processo è ben noto e modellabile dagli ingegneri, permettendo di progettare strutture con tempi di resistenza al fuoco certificati.
Il cemento, invece, può subire danni strutturali significativi ad alte temperature, soprattutto a causa dell’armatura in acciaio. La sicurezza, quindi, dipende più dalla progettazione che dal materiale in sé.
La risposta breve è no. Il legno ingegnerizzato non può sostituire completamente il cemento, ma può ridurne in modo significativo l’utilizzo.
Il cemento rimane indispensabile in alcune applicazioni, come le fondazioni, le infrastrutture pesanti, le opere idrauliche e i contesti con elevata esposizione all’umidità o a carichi estremi. Tuttavia, per edifici residenziali, uffici, scuole e strutture multipiano, il legno può rappresentare un’alternativa concreta e già disponibile.
Sempre più progetti adottano soluzioni ibride, combinando cemento e legno per sfruttare i punti di forza di entrambi.
Nonostante i vantaggi, il legno ingegnerizzato presenta ancora alcune criticità. La disponibilità della materia prima deve essere gestita con attenzione, perché una crescita incontrollata della domanda potrebbe portare a problemi di gestione forestale.
Anche i costi possono essere superiori rispetto alle soluzioni tradizionali, soprattutto in mercati dove la filiera del legno strutturale non è ancora matura. A questo si aggiungono barriere culturali e normative, che in alcuni Paesi rendono più complesso adottare soluzioni innovative.
Dal punto di vista scientifico e industriale, il legno ingegnerizzato non è una moda passeggera. È il risultato di decenni di ricerca sui materiali, sulla fisica delle costruzioni e sulla sostenibilità.
Il suo utilizzo è già in crescita in Europa e in Nord America, sostenuto da politiche climatiche, incentivi e aggiornamenti normativi. Più che una sostituzione totale del cemento, rappresenta un cambiamento di paradigma nel modo di progettare gli edifici.
È improbabile che il cemento scompaia, ma è sempre più chiaro che il suo ruolo dovrà ridimensionarsi. Il legno ingegnerizzato offre una risposta concreta a molte delle sfide ambientali del settore edilizio, senza sacrificare sicurezza e prestazioni.
La vera rivoluzione non è scegliere un materiale contro un altro, ma progettare edifici che utilizzino meno risorse, emettano meno CO₂ e durino di più. In questo scenario, il legno non è un ritorno al passato, ma una delle soluzioni più avanzate per il futuro.