
In un mondo in cui il cambiamento climatico e la scarsità di risorse mettono sotto pressione ogni settore produttivo, anche il vino è chiamato a cambiare. Non si tratta più solo di produrre bottiglie eccellenti, ma di farlo in modo sostenibile, riducendo gli impatti sull’ambiente e garantendo al tempo stesso la qualità che i consumatori si aspettano. In questa sfida, una nuova alleata si sta facendo strada tra i filari: l’intelligenza artificiale (IA).
Nel 2025, un gruppo di ricercatrici e ricercatori polacchi ha pubblicato uno studio intitolato Artificial intelligence for sustainable wine industry: AI-driven management in viticulture, wine production and enotourism, che analizza come l’IA possa rendere più sostenibili e innovativi tre ambiti chiave della filiera: la viticoltura, la produzione del vino e l’enoturismo.
Lo studio nasce con l’obiettivo di valutare come gli strumenti di IA possano aiutare le aziende vinicole a ridurre consumi, sprechi e impatti ambientali, mantenendo o migliorando la qualità e la redditività. Per farlo, i ricercatori hanno usato una metodologia mista: da un lato hanno analizzato le principali tecnologie digitali applicabili al settore, dall’altro hanno somministrato un questionario a tutte le aziende vitivinicole registrate in Polonia, raccogliendo dati su pratiche attuali, atteggiamenti verso la sostenibilità, barriere all’adozione dell’IA e bisogno di supporto tecnico.

I risultati mostrano un forte interesse verso l’innovazione, ma anche preoccupazioni legate ai costi iniziali, alla carenza di competenze digitali e alla necessità di infrastrutture dati adeguate, soprattutto nelle aree rurali.
Nel vigneto, l’IA viene impiegata per monitorare umidità, nutrienti e salute delle piante tramite sensori di campo, immagini da droni o satelliti e algoritmi di visione artificiale. Questi sistemi riescono a individuare precocemente malattie, stress idrico o danni climatici, consentendo di intervenire in modo mirato e di ridurre drasticamente pesticidi e acqua.
Algoritmi predittivi permettono di pianificare meglio l’irrigazione e la vendemmia, evitando sprechi e ottimizzando le risorse naturali, mentre sistemi robotici mobili iniziano a essere testati per raccogliere dati in tempo reale direttamente nei filari.
In cantina, l’IA viene usata per controllare i processi di fermentazione analizzando parametri come temperatura, pH e attività dei lieviti, per correggere difetti e ottenere profili aromatici più stabili.
Modelli predittivi aiutano a ottimizzare i consumi energetici di impianti di refrigerazione e riscaldamento, mentre tecniche di analisi spettrale combinate con machine learning permettono di classificare i vini in base a origine e caratteristiche sensoriali con un’accuratezza superiore al 90%.
In questo modo si riducono gli scarti, si aumenta la qualità media e si ottiene un prodotto più coerente e riconoscibile.
Anche l’esperienza del visitatore sta cambiando. Sistemi di raccomandazione basati su IA suggeriscono degustazioni e tour personalizzati in base ai gusti, alla stagione e agli eventi locali, mentre chatbot intelligenti gestiscono prenotazioni, domande e persino degustazioni virtuali da remoto.
In parallelo, piattaforme digitali permettono di mostrare al pubblico dati ambientali e di tracciabilità del vino che sta degustando, rafforzando la trasparenza e la fiducia verso il produttore.
L’integrazione dell’IA nel settore vinicolo comporta benefici ambientali, economici e sociali.
Riduce l’uso di acqua, pesticidi e fertilizzanti, contenendo le emissioni di CO₂. Aumenta l’efficienza e abbassa i costi, migliorando la resilienza climatica delle vigne. Migliora le condizioni di lavoro riducendo attività ripetitive e faticose, e valorizza il territorio, stimolando forme nuove di turismo esperienziale e digitale.
Inoltre, i consumatori premiano sempre più i produttori attenti all’ambiente, rendendo l’adozione di pratiche sostenibili anche una leva di marketing e posizionamento competitivo.
Lo studio evidenzia anche diversi ostacoli:
i costi iniziali di sensori, droni e infrastrutture dati restano alti, e molti produttori lamentano carenza di competenze digitali e difficoltà di integrazione con le pratiche tradizionali.
C’è poi il tema della personalizzazione dei modelli: un algoritmo tarato su vigneti polacchi potrebbe non funzionare altrettanto bene su vitigni italiani in zone costiere o montane, richiedendo adattamenti continui.
Infine, in aree rurali scarsamente connesse, la mancanza di infrastrutture digitali può rallentare lo sviluppo di queste soluzioni.
Alcuni progetti mostrano che questa trasformazione è già iniziata.
La startup britannica Deep Planet ha sviluppato VineSignal, una piattaforma di IA che analizza immagini satellitari per monitorare salute delle viti, stato del suolo e previsione della resa, usata su decine di migliaia di ettari in Europa e Australia.
In Australia, il progetto Robotics-Ready AI in Viticulture integra sensori e robot autonomi nei vigneti per raccogliere dati e supportare decisioni agronomiche in tempo reale.
Uno studio pubblicato nel 2025 ha inoltre dimostrato che, con analisi spettrali e algoritmi predittivi, è possibile classificare l’origine di un vino con un’accuratezza superiore al 91%, aprendo la strada a sistemi di tracciabilità avanzata.
Il settore del vino è fortemente esposto agli effetti del cambiamento climatico, tra ondate di calore, siccità e malattie emergenti. L’IA offre strumenti per adattarsi e rendere più resilienti i sistemi agricoli, proteggendo la biodiversità e le economie rurali.
Inoltre, normative e politiche europee stanno spingendo verso una maggiore trasparenza ambientale e riduzione degli input chimici, e i produttori che sapranno misurare e certificare i propri progressi saranno avvantaggiati sul mercato globale.
L’Italia, con la sua enorme varietà di terroir e la forza culturale del vino, potrebbe trarre grandi benefici da queste tecnologie, a patto di affiancare alla digitalizzazione politiche di supporto e formazione tecnica che aiutino anche le piccole aziende a compiere questo salto.
L’IA non sostituisce l’esperienza del vignaiolo, ma può diventare un potente strumento per produrre meglio e in modo più sostenibile, senza rinunciare all’identità e alla qualità che rendono unico il vino.
Lo studio del 2025 lo dimostra chiaramente: con le giuste condizioni, infrastrutture, competenze, collaborazione tra imprese, il connubio tra intelligenza artificiale e viticoltura sostenibile è non solo possibile, ma auspicabile per il futuro del settore.
Fonti