Ogni giorno, milioni di persone si lavano i denti senza pensare troppo a cosa succede dopo. Ma che fine fa davvero il dentifricio che sputiamo nel lavandino? E dove finiscono tensioattivi, fluoro e microplastiche, quei piccoli ingredienti invisibili che lo compongono?
In questo articolo rispondiamo alle domande più cercate online su questi temi, con un linguaggio chiaro e senza tecnicismi. Alla fine, scoprirai anche come proteggerti davvero dalle microplastiche, anche quando bevono dal rubinetto.
Il dentifricio non è solo menta e freschezza. Dentro ci sono sostanze create in laboratorio che hanno uno scopo preciso, ma che possono diventare inquinanti una volta finite nell’acqua. Le più comuni sono: Tensioattivi, come il sodio lauril solfato (SLS), che fanno schiuma e rimuovono la placca.
Fluoro, utile contro la carie ma molto difficile da rimuovere nei depuratori.
Abrasivi, come silice idrata, che lucidano i denti.
Microplastiche, ormai vietate in molti prodotti, ma presenti fino a pochi anni fa nei dentifrici esfolianti o sbiancanti.
Coloranti, conservanti e aromi artificiali, che finiscono anch’essi negli scarichi.
Molti di questi ingredienti, una volta lavati via, entrano nel sistema fognario.
Il viaggio comincia nel lavandino e prosegue nelle fognature, da lì verso un depuratore. Qui l’acqua viene trattata per rimuovere le parti solide, la materia organica, i batteri e alcune sostanze chimiche. Ma non tutto riesce a essere eliminato. Il fluoro, ad esempio, è un elemento molto stabile e spesso non viene trattenuto del tutto durante il trattamento. Alcuni tensioattivi, specialmente quelli più resistenti, non si degradano facilmente e riescono a superare i filtri. Le microplastiche più piccole, soprattutto quelle inferiori a 0,1 millimetri, riescono a passare anche attraverso i sistemi di depurazione più avanzati. Il risultato è che questi residui si riversano nei fiumi, nei laghi e nei mari, entrando in modo silenzioso ma costante negli ecosistemi acquatici.
La buona notizia è che in Europa le microplastiche aggiunte intenzionalmente nei cosmetici sono state vietate a partire dal 2023. Questo significa che i nuovi dentifrici prodotti nell’Unione Europea non dovrebbero più contenerle. Tuttavia, la situazione non è del tutto risolta. Alcuni prodotti più vecchi ancora in circolazione, o acquistati online da marketplace poco controllati, possono contenerle comunque. Lo stesso vale per i dentifrici e cosmetici importati da paesi extra-UE, dove le normative sono meno severe o del tutto assenti. Ma il problema non finisce qui: anche quando le microplastiche non vengono aggiunte volontariamente, possono comunque finire nell’ambiente. È il caso, ad esempio, delle microplastiche secondarie, che si formano quando si degrada il tubo del dentifricio, oppure dai vestiti sintetici, dai cosmetici, dai detergenti domestici.
Anche se non le vediamo, queste particelle sono praticamente ovunque. Sono state trovate nell’aria che respiriamo, nel sale da cucina, nei pesci e nei molluschi, ma anche in frutta e verdura coltivate in terreni contaminati. E, purtroppo, anche nell’acqua del rubinetto che beviamo ogni giorno.
Questa è una delle domande più cercate online — ed è giusto farsela, perché le microplastiche sono ormai presenti in oltre l’80% dei campioni di acqua del rubinetto analizzati a livello globale (fonte: WHO, 2019).
Ecco i metodi più efficaci per proteggersi:
Questi filtri riescono a trattenere particelle fino a 0,001 micron; quindi, sono i più efficaci contro le microplastiche. Sono usati anche in ambito industriale e ospedaliero. L’unico svantaggio è il costo e l’installazione non sempre semplice.
Non tutti riescono a trattenere microplastiche, ma quelli con filtro a più stadi o combinati con UV possono eliminare anche una parte delle particelle solide e dei contaminanti organici.
Molte caraffe commerciali non eliminano le microplastiche. Per farlo devono avere filtri specifici, con certificazione NSF/ANSI o equivalenti.
Non è una soluzione. Anche l’acqua imbottigliata può contenere microplastiche, perché le bottiglie di PET rilasciano particelle nel tempo, soprattutto se esposte al calore.
In sintesi
Se vuoi davvero bere acqua priva di microplastiche, l’opzione migliore è installare un filtro a osmosi inversa certificato. In alternativa, scegli sistemi combinati che uniscono filtro fisico e carbone attivo.
Ogni anno tonnellate di microplastiche e sostanze chimiche provenienti dai prodotti per l’igiene finiscono in natura. Ecco cosa succede:
Non servono gesti estremi, ma scelte consapevoli ogni giorno. Ecco alcuni consigli pratici:
Il dentifricio sembra innocuo, ma una volta sputato diventa parte di un sistema complesso che coinvolge depuratori, corsi d’acqua e perfino la nostra salute. La scienza ci offre soluzioni, ma il primo passo è sapere cosa usiamo ogni giorno e come possiamo ridurne l’impatto.
E se vogliamo davvero proteggerci dalle microplastiche, cominciamo da ciò che mettiamo in bocca… e da quello che beviamo.
Fonti