Nel bel mezzo delle crisi ecologiche, sociali e geopolitiche del nostro tempo, si è consolidata una consapevolezza: non basta “fare meno male”, bisogna fare attivamente del bene. Questo vale per i cittadini, per i governi, ma soprattutto per due motori centrali della società contemporanea: la finanza e la tecnologia.
Il cambiamento sistemico che serve non può più essere rimandato, e per fortuna alcuni segnali concreti arrivano già dal cuore del capitalismo globale, come dimostrano diverse iniziative strategiche e scientifiche emergenti. La sostenibilità non è più solo una parola di moda, ma un obiettivo operativo per attori economici di primo piano.
Secondo il rapporto Capital as a Force for Good, preparato da un gruppo di esperti internazionali, le grandi istituzioni finanziarie (come banche, fondi d’investimento e assicurazioni) possono avere un ruolo decisivo per migliorare il mondo.
Come? Investendo in progetti e aziende che rispettano l’ambiente, tutelano i diritti umani, promuovono l’uguaglianza e adottano una buona gestione. Questo approccio si chiama ESG: Environmental, Social, and Governance.
I criteri ESG permettono di integrare aspetti etici, sociali e ambientali nelle decisioni finanziarie, spostando l’attenzione dal solo profitto immediato alla creazione di valore duraturo per la società. Oggi, molte realtà economiche hanno iniziato a usare questi criteri per scegliere dove mettere i propri soldi. Tuttavia, secondo il rapporto, non si sta facendo ancora abbastanza per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite entro il 2030. Servono più coraggio, idee chiare e collaborazione concreta tra settori pubblici e privati.
Un recente incontro organizzato dai Principles for Responsible Investment (UN PRI) ha parlato di come mettere in contatto il mondo della scienza con quello della finanza. Il titolo era: Un punto d’incontro tra sostenibilità, mercati finanziari e innovazione scientifica.
Il messaggio è semplice ma potente: chi gestisce i soldi ha bisogno della scienza per comprendere appieno i rischi ambientali e climatici, per poi orientare gli investimenti verso soluzioni realmente efficaci e lungimiranti. D’altra parte, gli scienziati hanno bisogno di finanziamenti stabili e mirati per tradurre le loro ricerche in soluzioni applicabili e scalabili: tecnologie pulite, energie rinnovabili, sistemi agricoli resilienti, infrastrutture intelligenti e inclusive.
Unendo forze e competenze, finanza e ricerca possono accelerare il cambiamento positivo, abbattendo barriere storiche tra settori e facilitando la transizione verso un modello economico più sostenibile e inclusivo.
In un altro incontro PRI, chiamato La trasparenza è la miglior medicina?, si è discusso di quanto sia fondamentale sapere cosa fanno davvero le aziende.
Oggi molte imprese parlano di sostenibilità, ma non sempre forniscono dati chiari e verificabili. Aumentano quindi i rischi di greenwashing, ossia strategie di comunicazione che fanno apparire un’azienda più sostenibile di quanto non sia in realtà. Per rispondere a questa sfida, stanno nascendo regole più severe, come la nuova direttiva europea CSRD, che obbliga le aziende a pubblicare informazioni precise sul loro impatto ambientale e sociale, con standard comparabili e verificabili.
La tecnologia può giocare un ruolo centrale in questo processo: strumenti come la blockchain garantiscono tracciabilità e sicurezza dei dati, mentre l’intelligenza artificiale può analizzare enormi volumi di informazioni per individuare rischi, inefficienze o segnali di miglioramento. In questo modo, chi investe può fare scelte più consapevoli e informate, e chi acquista può premiare le aziende più oneste e virtuose.
Una delle aziende che ha scelto dimettere la sostenibilità al centro della propria strategia è Siemens, gigante tedesco dell’industria tecnologica.
Siemens sviluppa soluzioni che aiutano le fabbriche, le città e le reti energetiche a diventare più efficienti e meno inquinanti. Un esempio concreto è SiGreen, una piattaforma digitale che permette alle aziende di misurare e ridurre le proprie emissioni di CO₂ lungo tutta la filiera produttiva, condividendo dati tra fornitori in tempo reale.
Oppure le digital twin, cioè copie digitali di impianti reali, che aiutano a simulare scenari e testare modifiche prima di applicarle nella realtà. In questo modo si evitano sprechi, si risparmia energia e si possono prevenire errori o guasti costosi.
Con queste tecnologie, Siemens dimostra che innovazione e responsabilità ambientale non sono opposti, ma alleati strategici per affrontare le grandi sfide del nostro tempo.
Finanza e tecnologia hanno un enorme potere. Se usate bene, possono guidarci verso un mondo più equo, pulito e sicuro. Ma questo richiede una nuova mentalità, più aperta e collaborativa.
Bisogna investire in modo responsabile, sviluppare soluzioni utili per le persone e l’ambiente, e raccontare con trasparenza quello che si fa. Solo così si può creare fiducia e costruire un cambiamento duraturo.
La buona notizia? Gli strumenti ci sono già. Ora tocca a noi usarli nel modo giusto.
Il futuro si scrive oggi, anche attraverso le scelte che sosteniamo, i progetti che finanziamo, le innovazioni che valorizziamo.
Fonti: