Tonno rosso a rischio: cosa si nasconde dietro il primo allevamento intensivo in Europa?

Giulia Tripaldi
May 20, 2025
5 min read

Il tonno rosso è uno degli animali più affascinanti dei nostri mari: potente, veloce, migratore instancabile. Per secoli ha sfidato i pescatori e alimentato leggende, ma oggi è al centro di un progetto che divide scienziati, ambientalisti e politici. In Spagna, l’azienda Next Tuna ha appena ottenuto il permesso per avviare il primo allevamento intensivo di tonno rosso in mare aperto, a Puerto Castellón, nel Mediterraneo. L’obiettivo dichiarato: produrre entro il 2025 i primi tonni completamente allevati in cattività e fornire un’alternativa alla pesca selvaggia, con una produzione prevista fino a 3000 tonnellate l’anno.

Secondo quanto dichiarato da Next Tuna e riportato da Skretting, azienda partner per l’alimentazione, l’allevamento mira a chiudere il ciclo riproduttivo del tonno in cattività, dalla nascita alla macellazione, riducendo la dipendenza da catture in mare. Il progetto rappresenta un salto tecnologico importante, ma non privo di rischi e critiche.

Il quadro normativo europeo

Per capire come sia stato possibile, bisogna guardare ai regolamenti europei. Il Regolamento (CE) n. 708/2007disciplina l’introduzione di specie acquatiche negli allevamenti, ma il tonno rosso è sotto uno statuto particolare: protetto dall’ICCAT (Commissione Internazionale per la Conservazione del Tonno Atlantico) per via della pesca eccessiva, è soggetto a quote di cattura rigorose. Allevamento intensivo, in questo caso, significa puntare a una riproduzione in cattività che riduca la pressione sulle popolazioni selvatiche. Next Tuna si presenta come pioniera di questa sfida, ma le domande sul tavolo sono molte.

L’impatto ambientale

L’allevamento marino non è mai neutro. Si tratta di ecosistemi già fragili, dove l’introduzione di grandi quantità di animali significa accumulo di rifiuti organici, alterazione delle catene alimentari, diffusione di malattie. Con il tonno rosso, il problema si aggrava: è un animale che ha bisogno di grandi spazi, soffre lo stress della cattività, e per ogni chilo prodotto consuma fino a 20 chili di pesce selvatico, aggravandola pressione sulla pesca industriale. I promotori parlano di innovazioni per migliorare la sostenibilità, ma gli esperti temono un nuovo impatto sui fondali e sulla biodiversità locale.

L’Europa e la sostenibilità 

Qui entra in gioco l’Europa. Il Green Deal europeo e la strategia Farm to Fork fissano obiettivi ambiziosi: ridurre l’impatto ambientale, aumentare il benessere animale, tutelare la biodiversità. La strategia Farm to Fork, in particolare, mira a creare un sistema alimentare più sano e sostenibile, riducendo pesticidi, antibiotici e sprechi lungo tutta la filiera. Progetti come quello di Next Tuna rischiano di contraddirli apertamente, puntando su specie ad alta impronta ecologica e basso rendimento alimentare. La questione è se l’Unione Europea sarà in grado di aggiornare le proprie regole per prevenire derive rischiose.

Etica e benessere animale 

Ma non c’è solo l’ambiente. C’è anche una questione etica, di rispetto verso una specie che è nata per migrare, non per restare imprigionata in una rete. Il tonno rosso in cattività soffre di stress cronico, mortalità elevata, difficoltà di gestione alimentare e sanitaria. La narrazione proposta dagli allevatori parla di sostenibilità e innovazione, ma resta il dubbio se sia giusto trasformare uno dei grandi predatori oceanici in un prodotto di allevamento intensivo.

Cosa possiamo fare?

Di fronte a questi scenari, la legge può fare molto: rafforzare i controlli, definire standard minimi per il benessere animale, incentivare allevamenti meno impattanti e promuovere un’etichettatura trasparente. Ma anche i consumatori hanno un ruolo: scegliere prodotti da pesca sostenibile, ridurre il consumo di tonno rosso, chiedere più trasparenza alle aziende.

La vera domanda è: possiamo davvero risolvere il problema della pesca eccessiva allevando predatori marini? O stiamo solo spostando il problema da una parte all’altra dell’oceano? Senza una riflessione seria, rischiamo di perdere un patrimonio naturale prezioso per soddisfare un mercato sempre più affamato. Il tonno rosso merita di più: non solo come specie, ma come simbolo del delicato equilibrio tra uomo e natura.

Fonti:

·       CommissioneEuropea, Regolamento (CE) n. 708/2007 https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=CELEX%3A32007R0708

·       ICCAT,Conservazione del tonno rosso https://www.iccat.int/it/bft.htm

·       Next Tuna, progettodi allevamento https://next-tuna.com

·       Green Deal Europeo https://ec.europa.eu/info/strategy/priorities-2019-2024/european-green-deal_it

·       WWF, Tonno rosso eallevamento https://www.wwf.it

Skretting, Un balzo in avanti per il tonno rosso https://www.skretting.com/it-it/news-and-stories/Un-balzo-in-avanti-per-il-tonno-rosso-dell_06Atlantico-d_27allevamento/

Giulia Tripaldi
May 20, 2025
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