
Il 23 ottobre 2025 si terrà a Roma la presentazione ufficiale del Climate City Contract nella Sala della Protomoteca in Campidoglio, dalle 10 alle 12. L’appuntamento, annunciato da più soggetti istituzionali e della società civile, mette al centro la traiettoria con cui Roma Capitale intende contribuire all’obiettivo di neutralità climatica entro il 2030 nell’ambito della EU Mission “Climate-Neutral and Smart Cities”. Saranno presenti rappresentanti dell’amministrazione, delle istituzioni finanziarie europee e nazionali e del mondo produttivo, a sottolineare che la transizione non è soltanto ambientale, ma anche industriale e sociale.
Il Climate City Contract (CCC) è un patto di governance che allinea istituzioni, imprese, università, terzo settore e cittadini intorno a un obiettivo comune: raggiungere la neutralità climatica al 2030. Nella cornice della Missione UE, il CCC è un documento vivo che si aggiorna nel tempo e che unisce tre parti: impegni (chi fa cosa e con quali target), piano d’azione (misure, tempi, risultati attesi) e piano d’investimenti (risorse, strumenti finanziari, partner). È un dispositivo pratico per passare dalle strategie alle implementazioni, evitando che la transizione rimanga solo una dichiarazione di intenti.

Il CCC funziona come roadmap per coordinare politiche e progetti su scala urbana. Per Roma significa costruire una cabina di regia capace di orientare interventi sulla mobilità sostenibile, sull’efficienza energetica degli edifici, sulla decarbonizzazione dei consumi energetici, sulla qualità dell’aria, sulla gestione dei rifiuti e sull’adattamento climatico. L’impianto prevede un monitoraggio continuo, con indicatori di performance, aggiornamenti periodici del documento e un coinvolgimento strutturato degli stakeholder.
Al cuore c’è anche il tema della finanza. La Missione prevede il conferimento del cosiddetto Mission Label, una forma di etichetta/validazione europea che facilita l’accesso a servizi BEI e a linee di finanziamento dedicate, utile per sbloccare piani di investimento complessi e accelerare i progetti sul territorio. Per una città come Roma, con un patrimonio edilizio vastissimo e una mobilità ancora auto-centrica, scalare gli interventi richiede capitali pazienti, visione e una governance in grado di tenere insieme urgenza e fattibilità.
La giornata del 23 ottobre è inquadrata come presentazione pubblica del CCC di Roma nell’ambito del Piano Climacittadino. L’evento in Protomoteca sancisce l’avvio della fase attuativa, con un focus su progetti che toccano innovazione industriale e sociale, rigenerazione urbana e decarbonizzazione dei servizi urbani. L’amministrazione ha lavorato nella logica della co-creazione, attivando percorsi di engagement con attori pubblici e privati; il passaggio in Campidoglio rende visibile questo lavoro e apre la fase in cui le misure dovranno atterrare su cantieri, servizi e abitudini quotidiane.
L’architettura del CCC indirizza alcune aree in modo trasversale. La mobilità guarda al rafforzamento del trasporto pubblico a emissioni locali nulle, all’elettrificazione della flotta e alla riduzione dell’uso del mezzo privato per gli spostamenti ricorrenti, con benefici su emissioni e qualità dell’aria. Gli edifici costituiscono un fronte decisivo: la riqualificazione energetica del patrimonio pubblico e residenziale punta a ridurre i consumi, limitare la vulnerabilità energetica e migliorare il comfort indoor. L’energia gioca su più leve, dall’incremento delle rinnovabili alla gestione intelligente delle reti urbane, fino all’autoproduzione e alle comunità energetiche dove possibile.
Sul piano adattamento, Roma affronta impatti che vanno dalle ondate di calore agli allagamenti improvvisi: servono infrastrutture verdi, gestione delle acque meteoriche, ombra e raffrescamento urbano, manutenzione delle alberature e una pianificazione che tenga conto delle isole di calore. In parallelo, la gestione dei rifiuti e dei materiali è chiamata a migliorare performance di raccolta, riciclo e prevenzione, in coerenza con il principio di economia circolare.
L’approccio del CCC è promettente perché integra impegni, azioni e investimenti in un unico percorso. Tuttavia, il salto di scala richiesto a una metropoli come Roma è notevole. La frammentazione amministrativa, la lentezza dei processi autorizzativi, la necessità di coordinare municipalizzate e operatori privati e la pressante domanda sociale di servizi efficienti sono variabili che possono mettere in tensione i tempi e gli obiettivi.
Per sviluppare un pensiero critico, occorre guardare a tre aspetti. Primo: la trasparenza del piano, cioè la disponibilità di documenti, dati e KPI per seguire l’avanzamento e valutare i risultati. Secondo: la partecipazione reale dei cittadini e dei corpi intermedi, che non possono essere solo consultati ma coinvolti nella definizione e nella cura degli interventi. Terzo: la coerenza delle politiche urbane, perché i benefici climatico-ambientali dipendono anche da scelte su uso del suolo, mobilità e servizi che toccano la vita quotidiana.
Nel perimetro della Missione UE, il Mission Label è il riconoscimento che attesta la qualità del Climate City Contractdi una città. Oltre alla visibilità, comporta corsie preferenziali verso assistenza tecnica e linee di credito orientate agli investment plan. A livello europeo si è registrato un avanzamento significativo dei label nel 2025, mentre i CCC rimanenti sono in fase di revisione o presentazione. Il percorso di Roma si inserisce in questo quadro dinamico, dove le città condividono strumenti e soluzioni scalabili per centrare la neutralità climatica.
La presentazione non è un punto di arrivo, ma l’inizio della parte più difficile: trasformare obiettivi in cantieri, e cantieriin risultati misurabili. Servirà un monitoraggio pubblico dell’attuazione, aggiornamenti periodici delle schede progetto, una rendicontazione comprensibile anche ai non addetti ai lavori. Come Abouthat, anticipiamo che torneremo sull’argomento con un approfondimento dedicato su stato di avanzamento, risultati, criticità e lezioni apprese, proprio per accompagnare lettrici e lettori in una lettura informata, pragmatica e non propagandistica.
Il Climate City Contract non è un tema per addetti ai lavori. Riguarda bollette, qualità dell’aria, tempo perso nel traffico, salute durante le ondate di calore, valore degli immobili e occupazione generata da filiere della riqualificazione e dell’innovazione. Se Roma riuscirà a integrare politiche e investimenti con efficacia, potrà fare da apripista nazionale, generare standard e mostrare che la neutralità climatica è una strada percorribile e conveniente. Se invece i progetti resteranno sulla carta, crescerà la distanza tra ambizioni e realtà, con costi sociali e ambientali che non possiamo più permetterci.
Titoli e annunci aprono la strada, i risultati la consolidano. Nei prossimi mesi occorrerà seguire con attenzione la pubblicazione integrale del Climate City Contract e dei relativi piani di investimento, l’eventuale attribuzione del Mission Label, la cantierizzazione delle misure prioritarie su mobilità, edifici, energia e adattamento, e la partecipazione dei diversi soggetti. Da queste verifiche dipenderà la solidità del percorso di Roma Capitale verso la neutralità climatica.
Fonti
Comune di Roma – presentazione “Piano Clima Roma” 23/10/2025 (Sala Protomoteca) – http://www.comune.roma.it
Roma per il Clima – quadro strategico cittadino su Piano Clima e CCC – http://www.romaperilclima.it
Kyoto Club – segnalazione evento “Presentazione Climate City Contract Roma” – http://www.kyotoclub.org
OICE – scheda evento con programma e riferimenti – http://www.oice.it
Eco dalle Città – notizia e aggiornamenti su presentazione CCC Roma – http://www.ecodallecitta.it
NetZeroCities – definizione e struttura del Climate City Contract – http://www.netzerocities.eu
Commissione Europea – aggiornamenti Missione Cities e Mission Label – http://research-and-innovation.ec.europa.eu