PNRR verde: cosa prevede il Piano e come cambierà la sostenibilità in Italia

Giulia Tripaldi
September 16, 2025
5 min read

Che cos’è il PNRR e perché si parla di PNRR verde?

Negli ultimi anni il termine PNRR è entrato nel linguaggio quotidiano. Ma dietro quell’acronimo, che sta per Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, si nasconde qualcosa di molto concreto: una pioggia di miliardi provenienti dall’Europa con l’obiettivo di rilanciare l’Italia dopo la crisi pandemica.

Una parte fondamentale di questo piano riguarda la transizione ecologica. Non è un dettaglio marginale: il regolamento europeo che ha dato vita al Next Generation EU imponeva che almeno il 37% delle risorse fosse destinato a obiettivi “green”. Per questo oggi si parla di PNRR verde: un insieme di investimenti e riforme che hanno il compito di ridurre le emissioni, accelerare l’uso delle energie rinnovabili, migliorare l’efficienza energetica e rendere più sostenibile il nostro modo di vivere.

Quanti fondi sono destinati alla transizione ecologica?

I numeri sono impressionanti. La Missione 2 del PNRR, chiamata “Rivoluzione verde e transizione ecologica”, ha una dotazione di circa 59,46 miliardi di euro. A questa cifra si sommano 1,31 miliardi da React EU e 9,16 miliardi dal Fondo complementare, portando il totale a quasi 70 miliardi di euro dedicati alla transizione verde.

È una delle voci più consistenti dell’intero PNRR. Ma attenzione: queste risorse non sono distribuite in modo uniforme. Dai 145 miliardi complessivi destinati ai territori, oltre 43 miliardi hanno finalità ambientali. Le regioni che ricevono più fondi per progetti “green” sono Lombardia (circa 6,1 miliardi) ed Emilia-Romagna (quasi 5 miliardi), ma tutti i territori hanno accesso a risorse legate alla sostenibilità.

Quali sono i principali progetti green del PNRR?

Dietro le cifre ci sono progetti concreti che toccano la vita dei cittadini. Gli ambiti principali del PNRR verde sono quattro.

Il primo è quello delle energie rinnovabili. Una parte importante delle risorse finanzia il fotovoltaico, le comunità energetiche, lo sviluppo dell’idrogeno verde e l’integrazione delle fonti pulite nel sistema elettrico. L’Italia, che ancora dipende troppo dal gas, punta a diversificare e a ridurre le emissioni.

Il secondo ambito è l’efficienza energetica. Ci sono fondi per la riqualificazione di scuole, ospedali e case popolari, con interventi che riducono i consumi e migliorano il comfort degli edifici.

Il terzo riguarda la mobilità sostenibile. Non si parla solo di auto elettriche, ma anche di treni ad alta velocità, infrastrutture ferroviarie regionali e trasporto pubblico locale.

Infine, c’è la tutela del territorio: interventi contro il dissesto idrogeologico, progetti per l’adattamento climatico e fondi per un’agricoltura più sostenibile.

A che punto siamo con l’attuazione del PNRR verde?

Una delle domande più frequenti riguarda lo stato di avanzamento. Quanti di quei miliardi sono già stati spesi? Secondo i dati aggiornati a agosto 2025, circa il 33,8% delle risorse complessive del PNRR è stato effettivamente erogato.

Per quanto riguarda la Missione 2, gli appalti attivi sono già numerosi: su 36 bandi monitorati, ben 17 (quasi la metà) riguardano la transizione ecologica. La maggior parte riguarda economia circolare e agricoltura sostenibile, ma ci sono anche bandi per la logistica agroalimentare e per la creazione di nuove Green Community, come quella in Basilicata.

Nonostante ciò, i ritardi non mancano. La burocrazia, i tempi lunghi delle autorizzazioni e le difficoltà di coordinamento tra enti locali e governo centrale hanno rallentato diversi progetti.

Ci sono fondi dedicati anche all’innovazione privata?

Il PNRR verde non riguarda solo le istituzioni pubbliche. Una parte significativa delle risorse è destinata a sostenere l’innovazione delle imprese. Un esempio è il Green Transition Fund, un fondo da 250 milioni di euro gestito da CDP Venture Capital SGR per sostenere start-up e venture capital attivi nella green economy.

Le aree interessate sono molte: energie rinnovabili, economia circolare, mobilità sostenibile, efficienza energetica e gestione dei rifiuti. L’obiettivo è creare un ecosistema che premi l’innovazione e permetta alle imprese italiane di diventare protagoniste della transizione ecologica.

Il PNRR verde riguarda anche la cultura?

Sì, ed è un aspetto meno conosciuto. Nella Missione 1 del PNRR, dedicata a “Digitalizzazione e competitività”, esiste una sezione che sostiene la transizione ecologica nel settore culturale e creativo. È stato lanciato un avviso pubblico da 155 milioni di euro per favorire l’ecodesign e l’uso di pratiche sostenibili nelle industrie culturali.

Un segnale importante: la sostenibilità non è solo una questione di infrastrutture ed energia, ma riguarda anche la creatività, il turismo, le arti e il modo in cui le comunità immaginano il proprio futuro.

Quali sono le critiche al PNRR verde?

Nonostante l’entusiasmo iniziale, le critiche non mancano. Alcuni osservatori parlano di greenwashing istituzionale, cioè di progetti che vengono presentati come sostenibili ma che in realtà hanno un impatto ambientale limitato.

Altri sottolineano il rischio di squilibri territoriali: se le regioni più forti, come Lombardia ed Emilia-Romagna, attraggono più risorse e più capacità di gestione, le aree del Sud rischiano di restare indietro.

Infine, c’è il problema della burocrazia. Molti fondi arrivano con bandi complessi che scoraggiano piccole imprese e comuni, i quali spesso non hanno uffici tecnici adeguati per gestire procedure articolate.

Il PNRR verde è un’occasione da non sprecare?

Il PNRR verde è la più grande occasione che l’Italia abbia mai avuto per accelerare la sua transizione ecologica. Ma il tempo stringe. Le scadenze europee impongono che i progetti vengano conclusi entro il 2026, e i ritardi accumulati non sono trascurabili.

Eppure, dietro le difficoltà, c’è anche un segnale positivo: mai prima d’ora l’Italia aveva avuto così tante risorse e così tanti progetti green in campo. L’esito dipenderà dalla capacità di tradurre miliardi e bandi in risultati concreti, visibili nei territori e nella vita delle persone.

Il PNRR verde non è solo un piano finanziario: è un test politico e culturale. Se riusciremo a trasformarlo in realtà, potremo dire di aver davvero imboccato la strada verso un’Italia più sostenibile. Se invece falliremo, sarà una promessa tradita che peserà sulle prossime generazioni.

Fonti

Giulia Tripaldi
September 16, 2025
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