Nature Credits: la nuova frontiera verde dell'Unione Europea

Giulia Tripaldi
July 15, 2025
5 min read

L'Unione Europea sta per aprire un nuovo capitolo nella sua politica ambientale. A Bruxelles si lavora a un mercato di Nature Credits, uno strumento che si propone di rivoluzionare il modo in cui premiamo chi si prende cura della biodiversità. Si tratta di un sistema simile ai carbon credits, pensato per riconoscere e incentivare le pratiche agricole e forestali che favoriscono la rigenerazione naturale, il rewilding e la riforestazione. Il progetto è ancora in fase embrionale, ma già si prevede un pilota per il 2027.

Nature Credits: cosa sono?

I Nature Credits sono certificati che attestano il valore di un'azione a favore della natura. Non misurano solo la riduzione delle emissioni, ma premiano interventi come la piantumazione di alberi autoctoni, la protezione di habitat rari, il ripristino di zone umide, la gestione sostenibile delle foreste. Sono pensati per offrire un ritorno economico a chi lavora con la terra e per la terra, come agricoltori, allevatori e forestali. In pratica, ogni progetto validato genera un credito proporzionale all'impatto positivo sulla biodiversità, da poter scambiare in un mercato dedicato.

Come funzionano i Nature Credits?

Il funzionamento previsto è simile a quello dei crediti di carbonio. Un ente terzo indipendente verifica che un progetto di tutela o ripristino ambientale abbia rispettato criteri scientifici condivisi. Una volta validato, il progetto riceve dei crediti che possono essere venduti a soggetti pubblici o privati interessati a compensare il proprio impatto ambientale. La differenza sta nel tipo di beneficio: non solo CO2, ma valore ecosistemico, diversità biologica, qualità del suolo e dell'acqua.

Questo approccio introduce una dimensione qualitativa più ampia. Un'azienda potrà acquistare Nature Credits per contribuire alla rigenerazione di un bosco europeo o alla conservazione di una prateria, migliorando la propria reputazione ambientale e rispondendo alla crescente attenzione dei consumatori verso la sostenibilità reale.

Cosa ha fatto l'Unione Europea per la tutela dell'ambiente?

L'UE è da anni pioniera nella protezione dell'ambiente. Dalla Direttiva Habitat alla Rete Natura 2000, fino al recente Green Deal europeo, le istituzioni comunitarie hanno costruito un quadro giuridico che protegge gli ecosistemi e promuove la transizione ecologica. Tra le azioni più recenti, la proposta di legge sulla restaurazione della natura approvata nel 2024 impone agli Stati membri di ripristinare almeno il 20% degli ecosistemi degradati entro il 2030. A ciò si aggiungono fondi strutturali, programmi LIFE e incentivi agricoli verdi della nuova PAC.

Il progetto Nature Credits si inserisce proprio in questa visione integrata, dando un valore economico diretto alla protezione ambientale, in modo da coinvolgere anche il settore privato.

Quali sono le principali normative europee in chiave di sostenibilità?

Tra le normative chiave troviamo il Regolamento sulla tassonomia verde (Reg. UE 2020/852), che definisce quali attività economiche possano essere considerate realmente sostenibili dal punto di vista ambientale. C'è poi il Climate Law (Reg. UE 2021/1119), che fissa l'obiettivo della neutralità climatica al 2050. Fondamentale anche la Strategia per la biodiversità 2030, che mira ad aumentare le aree protette al 30% e a rafforzare la resilienza degli ecosistemi.

Queste leggi fanno parte del quadro regolatorio su cui si poggerà il mercato dei Nature Credits, con un impianto solido a tutela della trasparenza, della verifica scientifica e dell'efficacia ambientale degli interventi.

Quali sono i regolamenti europei sull'informativa di sostenibilità?

In parallelo, l'UE ha introdotto obblighi più stringenti sulla trasparenza aziendale. Il nuovo CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive), entrato in vigore nel 2024, impone alle grandi imprese e alle PMI quotate di pubblicare report dettagliati sugli impatti ambientali, sociali e di governance. Questo cambiamento aiuterà anche a valorizzare strumenti come i Nature Credits, integrandoli nei bilanci di sostenibilità e migliorando la tracciabilità delle azioni intraprese dalle aziende.

Obiettivi dei Nature Credits

L'obiettivo principale è creare un meccanismo finanziario solido e credibile che incentivi la tutela e il ripristino della natura. In un contesto in cui la crisi climatica e quella della biodiversità si intersecano, occorrono strumenti che vadano oltre la semplice riduzione delle emissioni. I Nature Credits vogliono anche colmare il cosiddetto green funding gap, ovvero la carenza di fondi per raggiungere gli obiettivi ambientali dell'UE.

Tra gli obiettivi operativi ci sono la standardizzazione dei metodi di valutazione, la certificazione indipendente dei progetti, la creazione di un mercato volontario aperto ma regolato, e il coinvolgimento diretto delle comunità locali.

Punti di forza dei Nature Credits

Uno dei principali punti di forza è l'effetto leva sul settore privato. Le imprese sono sempre più attente alla sostenibilità e alla reputazione. Offrire loro uno strumento trasparente e riconosciuto per contribuire alla tutela della natura può generare impatti diffusi. I Nature Credits premiano anche attività spesso ignorate dai mercati tradizionali, come la protezione di zone marginali o il mantenimento della biodiversità agricola.

Altro vantaggio è la flessibilità: ogni Stato membro potrà adattare il sistema al proprio territorio, valorizzando specificità locali, paesaggi culturali, pratiche tradizionali. Infine, i Nature Credits favoriscono una connessione positiva tra economia e ambiente, rendendo più concreti i concetti di green economy e capitale naturale.

Punti di debolezza e sfide aperte

Non mancano però le criticità. Una delle più grandi è legata alla misurazione dell'impatto: a differenza della CO2, la biodiversità è difficile da quantificare in modo univoco. Servono indicatori robusti, dati aggiornati, controlli indipendenti. C'è anche il rischio di greenwashing, se il sistema non sarà regolato con rigore.

Altra sfida riguarda il costo dell'implementazione. Per i piccoli proprietari terrieri o per i gestori di aree marginali, i costi di accesso al mercato dei Nature Credits potrebbero essere troppo alti, vanificando i benefici. Per questo l'UE prevede anche meccanismi di supporto tecnico e finanziario, soprattutto nelle fasi iniziali.

Infine, sarà cruciale il coinvolgimento degli stakeholder locali, senza il quale la rigenerazione ambientale rischia di restare un progetto calato dall'alto. La chiave del successo sarà una governance partecipata, chiara, inclusiva.

Fonti

Commissione Europea - https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/en/ip_25_1679
Regolamento UE 2020/852 sulla tassonomia
Regolamento UE 2021/1119 (Climate Law)
Direttiva CSRD 2022/2464/UE
Strategia UE per la biodiversità 2030
Green Deal europeo - ec.europa.eu/green-deal
Legge europea sul ripristino della natura (Nature Restoration Law)
Programmi LIFE UE - ec.europa.eu/life

Giulia Tripaldi
July 15, 2025
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