DDL Caccia 2025: cosa cambia davvero? Facciamo chiarezza

Giulia Tripaldi
May 27, 2025
5 min read

Caccia sì, caccia no. In Italia, il dibattito sull’attività venatoria torna periodicamente al centro dell’attenzione. Stavolta lo fa per via di un nuovo disegno di legge presentato dal Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, che propone modifiche rilevanti alla normativa esistente.

Le reazioni non si sono fatte attendere: tra chi difende la tradizione venatoria e chi solleva dubbi su sostenibilità, sicurezza e coerenza con il diritto europeo, la confusione è tanta.

In questo articolo cercheremo di chiarire:

  • Cosa dice la legge attuale
  • Cosa prevede il DDL 2025
  • Quali sono i rischi e i benefici
  • Quali narrazioni sono vere e quali no

Qual è la legge in vigore oggi?

La normativa di riferimento in Italia è la Legge 11 febbraio 1992, n. 157, che regola la protezione della fauna selvatica e il prelievo venatorio. È considerata da molti un compromesso tra tutela ambientale e diritti dei cacciatori.

Cosa significa "venatorio"?

Il termine venatorio significa “caccia”. In ambito legislativo e ambientale, tutto ciò che è venatorio riguarda l’attività della caccia regolamentata, ossia l’insieme di norme, strumenti, tempi e modalità con cui è consentito il prelievo di fauna selvatica da parte dei cacciatori. Parlare di prelievo venatorio non implica una caccia libera o indiscriminata, ma un’attività soggetta a regole precise, come limiti di specie, stagionalità, quote e aree autorizzate.

A novembre 2024, la legge è stata aggiornata con la Legge 14 novembre 2024, n. 166, che ha modificato l’articolo 13 sui mezzi di caccia, recependo norme europee sul divieto di piombo nelle zone umide, in linea con il regolamento REACH dell’UE (cioè il Regolamento sulla registrazione, valutazione, autorizzazione e restrizione delle sostanze chimiche, volto a tutelare la salute umana e l’ambiente dai rischi legati alle sostanze chimiche).

Cosa prevede il DDL Caccia 2025?

Il disegno di legge, presentato a inizio 2025, propone un cambiamento di rotta nella gestione dell’attività venatoria in Italia. L’intento è rendere la caccia più regionale, più flessibile, e – secondo il ministro – più aderente alle esigenze dei territori.

Tra le modifiche più discusse:

  • Abbassamento dell’età minima: si propone di permettere la caccia già a 16 anni, se accompagnati da un adulto abilitato. Oggi è consentita solo a partire dai 18 anni.
  • Modifica del calendario venatorio: la stagione potrebbe iniziare prima (settembre) e concludersi più tardi (fine febbraio), rispetto ai margini attuali, più ristretti e controllati.
  • Maggiore autonomia regionale: le Regioni potranno decidere deroghe per il contenimento di specie problematiche (come cinghiali o storni), intervenire su periodi di caccia e adottare piani di contenimento faunistico.
  • Silenzio venatorio: le attuali “pause ecologiche”, obbligatorie 1–2 giorni a settimana, potrebbero essere ridotte o lasciate alla discrezione regionale.

Secondo il ministro: «la proposta mira a un governo attivo del territorio, capace di rispondere meglio alle esigenze locali», valorizzando la conoscenza capillare delle realtà regionali e favorendo interventi più mirati.

I nodi critici: ambiente, sicurezza, Europa

Il DDL ha suscitato preoccupazioni da parte di ambientalisti, scienziati e associazioni civiche. I principali punti critici riguardano:

  1. Impatto ambientale
    Estendere la stagione venatoria e allargare la platea dei cacciatori – includendo anche minorenni – rischia di aumentare la pressione sugli ecosistemi. L’ISPRA ha espresso la necessità di valutazioni accurate per evitare impatti su specie vulnerabili e habitat delicati.
    Cacciare a settembre o febbraio può interferire con fasi come la migrazione o la riproduzione.
  2. Sicurezza e minori
    Autorizzare i sedicenni all’uso delle armi, anche se accompagnati, apre questioni di sicurezza pubblica e maturità psicologica.
    Nel 2023 si sono verificati 24 incidenti mortali legati alla caccia (fonte: Avvocatiricerca.it). Associazioni di pediatri e sindacati scolastici sollevano dubbi sulla formazione e sui controlli sui giovani cacciatori.
  3. Normativa europea
    L’Italia è già stata richiamata per deroghe eccessive in violazione della Direttiva Uccelli. Anche l’uso del piombo nelle munizioni è un nodo critico, oggetto di recenti regolamenti UE.
    Violazioni potrebbero portare a sanzioni o procedimenti d’infrazione.

Fake news e narrazioni distorte

Come spesso accade su temi divisivi, circolano molte fake news. Facciamo chiarezza:

  • “Si potrà sparare a qualsiasi animale in qualsiasi momento”Falso. Le specie protette restano tutelate e i calendari venatori rimangono regolamentati.
  • “L’Europa obbliga a eliminare i cacciatori”Falso. L’UE non vieta la caccia, ma ne regola la sostenibilità (Direttiva Habitat e Direttiva Uccelli).
  • “La caccia risolve il problema dei cinghiali”Parzialmente vero. Serve una strategia integrata: barriere fisiche, prevenzione, sterilizzazione, controllo selettivo. La caccia da sola non basta.

Pensare, non solo reagire

La caccia divide, ma semplificare il dibattito è un errore. Occorre riflettere su domande complesse:

  • Quale tipo di caccia è compatibile con la biodiversità?
  • Come garantire una formazione adeguata e controlli seri?
  • In che modo affrontare i conflitti con la fauna in modo etico e sostenibile?
  • Chi decide? Con quali dati? Con quale trasparenza?

In conclusione

Il DDL Caccia 2025 non parla solo di armi e stagioni venatorie. Coinvolge ambiente, giovani, territori, salute pubblica e normativa europea. Per questo serve più conoscenza, non solo più opinioni.

L’invito è a non schierarsi ciecamente, ma informarsi, discutere, valutare. Forse, con questa spiegazione, siamo riusciti a fornire strumenti utili per costruirsi un pensiero autonomo, critico e consapevole – anche sul delicato tema della tutela ambientale in Italia.

Farsi domande, ascoltare prospettive diverse, approfondire fonti affidabili: sono questi i primi passi per uscire dalle semplificazioni e affrontare il dibattito pubblico con coscienza, e non solo con reazione.

In un tempo in cui le discussioni su natura, fauna, ambiente vengono troppo spesso affrontate con leggerezza o slogan, parlare senza informarsi può essere altrettanto pericoloso quanto il non parlarne affatto. La sfida è quella di dare dignità e profondità a questi temi, che toccano il presente e il futuro del nostro rapporto con l’ambiente. Solo così si potrà davvero partecipare, scegliere e decidere in modo consapevole

Giulia Tripaldi
May 27, 2025
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