Inondazioni in Italia: cause, rischi e strategie di sostenibilità

Cosimo Squillante
August 28, 2025
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Negli ultimi anni la parola “inondazione” è diventata sempre più presente nelle ricerche degli italiani su Google. Un termine che non rimanda soltanto a immagini di fiumi esondati o strade sommerse dall’acqua, ma che racchiude paure, fragilità del territorio e l’urgenza di ripensare il rapporto con l’ambiente. Non a caso, l’Italia è tra i Paesi europei più vulnerabili al dissesto idrogeologico, con milioni di cittadini esposti a rischi concreti. Ma da cosa dipendono le inondazioni e come si collegano al cambiamento climatico e alla sostenibilità?

Dove si verificano più inondazioni in Italia?

Secondo l’ultimo rapporto ISPRA 2024, oltre il 94% dei comuni italiani presenta aree classificate a rischio idrogeologico. Questo significa che quasi ogni comunità ha almeno una zona soggetta a frane o alluvioni.
Le regioni più vulnerabili sono l’Emilia-Romagna, la Liguria, il Veneto, la Toscana e la Lombardia, colpite negli ultimi anni da fenomeni estremi che hanno causato morti, danni miliardari e sfollamenti.

Un dato impressionante è quello delle città di pianura: a Ferrara, ad esempio, oltre il 40% del territorio è a elevato rischio inondazione, mentre in comuni costieri come Porto Tolle (Veneto) la percentuale sfiora il 41%.

Quali sono le cause delle inondazioni?

Le inondazioni hanno sempre fatto parte della storia naturale dei territori, ma oggi i fenomeni sono resi più devastanti da una serie di concause:

  • Cambiamenti climatici: eventi meteorologici estremi, come piogge torrenziali in poche ore, sono in netto aumento. In Piemonte, ad aprile 2025, una perturbazione ha scaricato oltre 550 mm di pioggia in tre giorni, un valore record.
  • Consumo di suolo: l’urbanizzazione selvaggia riduce le aree naturali di assorbimento dell’acqua piovana. Strade, parcheggi e costruzioni rendono il terreno impermeabile.
  • Gestione insufficiente dei corsi d’acqua: fiumi e torrenti spesso non vengono manutenuti, con letti invasi da vegetazione e sedimenti.
  • Deforestazione e abbandono delle campagne: la perdita di copertura vegetale favorisce il deflusso rapido delle acque, aumentando il rischio di alluvioni lampo.

Il risultato è che piogge che un tempo il territorio riusciva a “sopportare” oggi si trasformano facilmente in emergenze.

Alluvione in Emilia Romagna: cosa ci ha insegnato?

Il caso più emblematico resta l’alluvione dell’Emilia-Romagna del maggio 2023. In soli cinque giorni caddero quasi 500 mm di pioggia, l’equivalente di sei mesi di precipitazioni. I fiumi romagnoli – tra cui il Savio e il Lamone – ruppero gli argini, causando l’esondazione di oltre 20 corsi d’acqua.

Le conseguenze furono devastanti:

  • 23 morti e oltre 40.000 sfollati;
  • più di 280 frane censite;
  • costa balneare inquinata da liquami e detriti per settimane;
  • danni stimati per diversi miliardi di euro, soprattutto al settore agricolo.

Questo evento ha acceso i riflettori sul ruolo del consumo di suolo: l’Emilia-Romagna è una delle regioni italiane con più territorio cementificato, il che ha reso le piogge torrenziali ancora più distruttive.

Cambiamenti climatici e inondazioni: quale legame?

La scienza è chiara: il riscaldamento globale aumenta la probabilità di fenomeni estremi come le inondazioni. Le temperature più alte intensificano l’evaporazione e l’umidità atmosferica, portando a piogge più intense e concentrate.

In Italia, gli autunni e le primavere sono le stagioni più a rischio: basti pensare ai nubifragi che ogni anno colpiscono Liguria e Veneto, con vere e proprie “bombe d’acqua” che paralizzano intere città in poche ore.

Se da un lato le ondate di calore e la siccità minacciano l’agricoltura, dall’altro le piogge improvvise e violente rendono evidente il paradosso climatico: troppa poca acqua quando serve, troppa tutta insieme quando il terreno non può più assorbirla.

Quali soluzioni per ridurre il rischio di inondazioni?

Parlare di sostenibilità significa anche affrontare il tema del dissesto idrogeologico. Le strategie per ridurre il rischio inondazioni passano da un mix di soluzioni:

  1. Ripristino ambientale – Rimboschimento, rinaturalizzazione dei corsi d’acqua, creazione di aree verdi urbane.
  2. Infrastrutture resilienti – Argini rinforzati, vasche di laminazione, sistemi di drenaggio urbano sostenibile.
  3. Stop al consumo di suolo – Limitare nuove cementificazioni e incentivare il recupero di edifici esistenti.
  4. Tecnologia e monitoraggio – Sensori, sistemi satellitari e intelligenza artificiale per prevedere e gestire in tempo reale gli eventi.
  5. Educazione e prevenzione – Preparare i cittadini con piani di evacuazione e campagne di sensibilizzazione.

Un esempio positivo è il progetto delle città spugna, già adottato in alcune metropoli asiatiche: quartieri progettati per assorbire l’acqua piovana attraverso parchi, tetti verdi e infrastrutture permeabili.

Rischio inondazioni: cosa ci attende nei prossimi anni?

Il futuro dell’Italia sembra segnato da un aumento dei rischi:

  • Il territorio a elevato pericolo frane e alluvioni è cresciuto del 15% dal 2021 al 2024, passando da 55.400 a 69.500 km².
  • Circa 5,7 milioni di persone vivono già in zone classificate ad alta pericolosità.
  • Le previsioni meteo indicano che fenomeni estremi come quelli di agosto 2025 in Veneto o le piogge torrenziali in Toscana saranno sempre più frequenti.

Questo scenario impone un cambio di paradigma: non possiamo più limitarci a rincorrere l’emergenza, ma dobbiamo pianificare una resilienza strutturale e culturale.

Dalle inondazioni a un’Italia più sostenibile

Le inondazioni non sono solo un fatto meteorologico, ma il riflesso di un rapporto fragile tra uomo e territorio. Ogni volta che l’acqua rompe gli argini e invade le nostre città, ci ricorda che la sostenibilità non è un concetto astratto, ma una condizione necessaria per la sopravvivenza delle comunità.

Agire oggi significa ridurre cementificazione, proteggere il verde, investire in tecnologie e ripensare il nostro modo di abitare il territorio. Solo così l’Italia potrà affrontare un futuro in cui le inondazioni non saranno più emergenze straordinarie, ma eventi sempre più ordinari.

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Fonti:

  • ISPRARapporto sul dissesto idrogeologico in Italia 2024–2025
    isprambiente.gov.it
  • Il Fatto QuotidianoRischio idrogeologico: oltre il 94% dei comuni italiani esposti
    ilfattoquotidiano.it
  • Rai NewsMaltempo in Veneto, Mestre e Padova sott’acqua: Zaia dichiara emergenza
    rainews.it
  • ANSAItalia divisa dal maltempo: nubifragi al Centro-Nord, caldo record al Sud
    ansa.it
  • SNPA – ARPA PiemonteAlluvione in Piemonte, aprile 2025: oltre 550 mm di pioggia
    snpambiente.it
  • CIMA FoundationAnalisi dell’alluvione in Toscana del 14 marzo 2025
    cimafoundation.org

Cosimo Squillante
August 28, 2025
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