Il 16 agosto 2025, un vasto incendio ha devastato lo stabilimento Campania Energia, un’azienda dedita al trattamento e stoccaggio di rifiuti plastici e gommosi in località Palmieri, nel comune di Teano (CE). Le fiamme hanno interessato un’area stimata in 40.000 m², costringendo Vigili del Fuoco e mezzi di movimento terra a impegnarsi per giorni in operazioni di spegnimento, smassamento, bonifica e demolizione della struttura crollata.
I dati iniziali sull’inquinamento hanno destato grande allarme nella popolazione: nel primo campionamento, effettuato tra la notte del 16 e 17 agosto, l’Arpa Campania ha rilevato livelli di diossine pari a 0,27 pg/Nm³ I‑TEQ, quasi il doppio del limite di legge di 0,15 pg/Nm³ I‑TEQ. Tuttavia, nei rilievi successivi (tra il 17 e 18 agosto), i valori sono rientrati nei parametri di sicurezza. Le piogge recenti potrebbero aver contribuito a ridurre la concentrazione di inquinanti nell’aria, spostandoli verso il suolo.
Le nubi di fumo nero e la cenere sottile sprigionate dal rogo hanno fatto il giro dei centri vicini: Sparanise, Calvi Risorta, Riardo e Vairano Patenora. I cittadini hanno segnalato odore pungente di plastica bruciata, bruciore alla gola e polvere nera depositata su auto, terrazzi e orti. In alcuni casi, Sindaci dei comuni limitrofi hanno chiesto ai residenti di non uscire di casa per tutelare la salute.
Di fronte a questi allarmi, il sindaco di Teano ha emesso un’ordinanza di divieto alla raccolta e consumo di ortaggi e frutta coltivati nelle aree vicine.
Il rischio più grave, secondo Coldiretti Caserta, riguarda le eventuali ricadute sull’agricoltura locale. Fortunatamente, nel territorio sono prevalenti coltivazioni di frutta a guscio, meno vulnerabili alla microplastica, ma nelle vicinanze di Riardo si coltivano mais e mele annurche, potenzialmente soggetti a contaminazione. Coldiretti invita la Regione a istituire con urgenza un tavolo tecnico per valutare i danni e predisporre ristori alle aziende agricole colpite.
Dall’altra parte, organizzazioni come CGIL e FP CGIL definiscono l’evento non solo un disastro ambientale, ma anche il simbolo dell’inerzia istituzionale in un territorio già segnato dalla “Terra dei Fuochi”, con migliaia di illeciti ambientali registrati e una condanna della Corte Europea per violazione del diritto alla salute.
Il sito di Campania Energia era noto per essere abusivo da almeno quattro anni, in violazione di ordinanze comunali risalenti al 2021 che chiedevano la chiusura e demolizione della struttura. L’ex sindaco rincara la dose: era possibile evitare il rogo attraverso l’azione della magistratura e il rispetto delle normative, ma quel che resta è un’ennesima tragedia ambientale evitabile.
L’incendio di Teano non è un episodio isolato, ma il sintomo di un fenomeno che in Italia continua a ripetersi con preoccupante frequenza. Ogni anno, centinaia di impianti industriali e capannoni legati allo stoccaggio di rifiuti, materie plastiche o sostanze chimiche vanno in fiamme, sprigionando nell’ambiente quantità enormi di sostanze tossiche. Gli incendi di questo tipo non solo mettono in pericolo la salute immediata dei cittadini, ma lasciano un’eredità invisibile e duratura: l’accumulo di contaminanti nel suolo, nelle acque e negli alimenti.
Le fiamme che divorano rifiuti e plastiche generano infatti diossine, furani, policlorobifenili (PCB) e polveri sottili, composti persistenti che impiegano anni – se non decenni – a degradarsi. La conseguenza è una contaminazione di lungo periodo che colpisce campi agricoli, allevamenti e falde acquifere. È per questo che, anche quando le analisi dell’aria tornano a valori “accettabili”, come accaduto a Teano, resta sempre il dubbio su ciò che è ricaduto a terra e su come questi inquinanti possano entrare nella catena alimentare.
Il problema è strutturale perché non riguarda solo le emergenze: la cronaca mostra che troppo spesso i roghi interessano depositi abusivi, impianti non a norma o siti già segnalati da tempo. In Campania, ma anche in Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna, la dinamica è simile: capannoni colmi di rifiuti accumulati senza autorizzazioni, incendi che divampano improvvisamente, e comunità costrette a convivere con il timore di respirare aria avvelenata.
Un altro aspetto cruciale è l’origine dolosa di molti incendi. Secondo Legambiente, circa un terzo dei roghi industriali è sospettato di avere una matrice intenzionale. Questo significa che non parliamo solo di mancanza di manutenzione o di fatalità, ma di una vera e propria strategia criminale: appiccare il fuoco per azzerare stock di rifiuti gestiti illegalmente, ottenere risarcimenti assicurativi o liberare spazi in maniera rapida e “conveniente”. Un meccanismo che, oltre a danneggiare l’ambiente e la salute, rappresenta un business illegale miliardario.
A tutto ciò si aggiunge la difficoltà di monitoraggio: in Italia non esiste ancora un sistema nazionale unificato e costante di rilevazione e analisi dei dati sugli incendi industriali. Ogni evento viene trattato come emergenza a sé stante, senza una strategia organica di prevenzione, mappatura dei siti a rischio e investimenti su controlli capillari. Questo vuoto istituzionale lascia campo libero a negligenze e abusi.
L’incendio di Teano, dunque, non è solo un fatto di cronaca: è la punta di un iceberg che ci ricorda quanto il nostro sistema di gestione dei rifiuti e di controllo industriale sia fragile. Finché non verrà affrontato con politiche serie e coordinate, il rischio è che questi roghi continuino a ripetersi, trasformando interi territori in zone compromesse e accrescendo la sfiducia dei cittadini verso le istituzioni.
Per ridurre il rischio e contrastare la criminalità ambientale, servono politiche integrate e strumenti concreti:
L’incendio del 16 agosto 2025 nello stabilimento di rifiuti di Teano è una pagina amara nella già fragile storia ambientale della Campania. I primi dati mostrano una contaminazione dell’aria, anche se successivamente rientrata, e allarmi diffusi per respirare aria pulita, coltivare in sicurezza o semplicemente vivere in territori compromessi. Ma è un’occasione per guardare al futuro con occhi più strutturati: dai controlli efficaci al coinvolgimento delle comunità, dalle tecnologie preventive a leggi applicabili e rispettate, per scongiurare altri incendi come questo.
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