Un problema che merita più Attenzione

Cosimo Squillante
April 4, 2025
5 min read

L'inquinamento dei fiumi è un problema globale e l'Italia non fa eccezione. Abbiamo tecnologie capaci di contrastarlo, eppure se ne parla poco e male. Prendiamo ad esempio il Pixie Drone, un drone acquatico in grado di raccogliere rifiuti galleggianti: negli ultimi anni, qualche articolo ne ha menzionato l'introduzione in alcune città italiane, ma nulla di più. Stesse informazioni ripetute, pochi dettagli, nessuna analisi concreta sull'efficacia e sulla diffusione. Che fine ha fatto questa tecnologia? Chi la sta utilizzando davvero? E, soprattutto, perché queste iniziative sembrano nascere con tanto clamore per poi scomparire nel nulla?

L'innovazione tecnologica è la chiave per affrontare le grandi sfide ambientali del nostro tempo. Il progresso scientifico ci ha già fornito strumenti incredibili per combattere l'inquinamento, eppure troppo spesso queste soluzioni restano in un limbo tra la sperimentazione e la reale applicazione. La tecnologia può essere il nostro miglior alleato nella lotta contro l'inquinamento dei fiumi, ma solo se viene adottata su larga scala e integrata in politiche ambientali concrete. Perché allora questi progetti innovativi vengono spesso trattati come semplici iniziative dimostrative e non come soluzioni a lungo termine? Quali sono gli ostacoli che impediscono una loro diffusione capillare?

La questione non è solo ambientale, ma anche politica ed economica. E finché continueremo a trattare queste tecnologie come esperimenti isolati, l'inquinamento delle acque continuerà a essere un problema irrisolto.

Ma ora torniamo al punto: le tecnologie per ripulire i fiumi esistono, ma vengono davvero adottate?

Il Pixie Drone: una tecnologia dimenticata?

Il Pixie Drone è stato introdotto in Italia con l'obiettivo di ripulire fiumi, porti e laghi da rifiuti galleggianti, in particolare la plastica. Questo drone acquatico, lungo circa un metro, può raccogliere fino a 60 kg di rifiuti per ogni sessione operativa, con un'autonomia di 6 ore. Naviga a una velocità di 3 km/h, e può essere telecomandato fino a 500 metri di distanza, grazie a una videocamera integrata.

Nel 2023, il Pixie Drone ha fatto il suo debutto a Milano, nella Darsena, grazie alla collaborazione tra LifeGate e il Consorzio di Bonifica Est - Ticino Villoresi. Lo scopo era chiaro: dimostrare chela tecnologia può aiutarci a contrastare l'inquinamento delle acque.

Ma cosa è successo dopo?

Dopo l'entusiasmo iniziale, il Pixie Drone è praticamente sparito dai radar. Qualche test al Lido di Venezia e a Castiglione della Pescaia, ma nessuna informazione su un'implementazione sistematica o su eventuali miglioramenti tecnologici. Quanto costa realmente? Chi dovrebbe finanziarlo? Quali sono i risultati sul lungo termine? Nessuno ne parla.

Le alternative esistono: Perché non vengono adottate su larga scala?

Oltre al Pixie Drone, esistono altre soluzioni innovative per la pulizia delle acque:

  • Trash Collec'Thor: un cestino galleggiante con una capacità fino a 100 kg, attivo 7 giorni su 7, che raccoglie rifiuti con un sistema di pompaggio.
  • Seabin: una tecnologia australiana che cattura fino a 1,5 kg di microplastiche al giorno. In Italia ce ne sono oltre 100 installati, ma non     bastano.
  • Clearbot: n catamarano robotico che può raccogliere 500 kg di rifiuti all'ora, rimuovendo anche alghe e sostanze inquinanti.
  • River Cleaner e River Eye: sistemi sviluppati in Italia da Blue Eco Line, progettati per intercettare automaticamente i rifiuti nei fiumi e     monitorarne la quantità.

Tutte tecnologie promettenti, eppure non ancora adottate in modo sistematico. Perché?

Le cause sono molteplici: costi elevati, burocrazia, scarsa volontà politica e poca consapevolezza ambientale. Inoltre, spesso questi progetti vengono presentati come operazioni di marketing ambientale piuttosto che soluzioni concrete. Un giorno se ne parla, il giorno dopo vengono dimenticati.

Cosa dobbiamo fare per cambiare le cose?

Non possiamo più permetterci di relegare questi argomenti a qualche articolo superficiale o a iniziative isolate. Serve una strategia a lungo termine, in cui le tecnologie vengano testate, migliorate e integrate in un piano di gestione dell'inquinamento delle acque.

Abouthat nasce per cambiare questo approccio. Non ci limitiamo a riportare le notizie: vogliamo analizzarle, contestualizzarle e capire cosa si sta facendo e cosa si potrebbe fare meglio. E nel lungo termine, non ci fermeremo alla divulgazione. Il nostro obiettivo è creare una vera e propria sezione di ricerca e sviluppo, con una start-up dedicata alla sperimentazione e alla progettazione di nuove soluzioni per l'ambiente. A breve, sul nostro sito, verrà aperta una sezione dedicata alla nostra missione e ai traguardi che vogliamo raggiungere.

La divulgazione è il primo passo, ma il vero cambiamento arriva con l'azione.

La tecnologia per ripulire i nostri fiumi esiste. La domanda è: cosa stiamo aspettando per usarla davvero?

Cosimo Squillante
April 4, 2025
5 min read