Il segreto del cemento dei Romani: perché era quasi immortale?

Cosimo Squillante
June 20, 2025
5 min read

Un’antica tecnologia che può rivoluzionare il futuro dell’edilizia sostenibile

Quando si parla delle meraviglie dell’antica Roma, spesso si pensa al Colosseo, al Pantheon o agli acquedotti. Ma dietro queste opere colossali c’è un ingrediente poco noto e straordinariamente avanzato: il cemento romano, una miscela che oggi sta tornando al centro dell’attenzione per una caratteristica sorprendente: si autoriparava.

Questa scoperta, oltre ad affascinare gli storici, ha oggi una grande rilevanza scientifica e ambientale: potrebbe infatti rappresentare una delle chiavi per costruzioni più durature e sostenibili, riducendo l’impatto ambientale del settore edilizio.

Cos’era il cemento romano? Non quello che usiamo oggi

Il cemento moderno, chiamato cemento Portland, ha una durata media di 50-100 anni, dopo di che comincia a deteriorarsi. Quello romano, invece, ha resistito per oltre 2000 anni, persino in ambienti estremi come quelli marini.

Il segreto stava in una ricetta “chimicamente intelligente”, composta da:

  • Calce viva (ossido di calcio)
  • Pozzolana, una cenere vulcanica abbondante vicino Roma
  • Frammenti di pietre vulcaniche o mattoni
  • In alcune costruzioni, persino acqua di mare

Questa combinazione creava un materiale più resistente, più duraturo e — come oggi scopriamo — capace di rigenerarsi in caso di microfratture.

Il fenomeno dell’autorigenerazione: una scoperta del XXI secolo

Fino a poco tempo fa, gli scienziati credevano che la longevità del cemento romano fosse dovuta solo alla pozzolana, che reagiva lentamente con l’acqua formando composti resistenti. Ma nel 2023, una ricerca del MIT (Massachusetts Institute of Technology) ha dimostrato che c’era molto di più.

Durante le analisi, i ricercatori hanno individuato piccoli clasti di calce – frammenti bianchi non completamente idratati – che sembravano un errore. In realtà, si è scoperto che:

Quando l’acqua penetra nelle microcrepe, questi frammenti di calce si riattivano e creano nuovo materiale cementizio, chiudendo le fratture.
Un vero e proprio meccanismo di autoriparazione, proprio come nelle tecnologie dei materiali intelligenti di oggi.

Perché il cemento romano è più sostenibile di quello moderno

Il settore delle costruzioni è uno dei più inquinanti al mondo, responsabile di circa l'8% delle emissioni globali di CO₂, gran parte delle quali derivano proprio dalla produzione di cemento Portland.

Il cemento romano potrebbe essere un modello per un’edilizia più sostenibile, perché:

  • Utilizza materiali naturali e locali (come la pozzolana)
  • Non richiede temperature elevate per essere prodotto
  • Ha una durata di gran lunga superiore, riducendo la necessità di ricostruzioni
  • Riduce le riparazioni e gli sprechi di materiali

In un’epoca in cui la transizione ecologica è una priorità, riscoprire antiche soluzioni può essere un passo decisivo verso il futuro.

Come possiamo applicarlo oggi?

Le moderne aziende di materiali da costruzione stanno studiando come replicare o adattare la formula romana, anche per applicazioni attuali. Alcuni progetti sono già in corso:

  • In Europa, si stanno sperimentando calcestruzzi “bio-attivi” che usano principi simili
  • Nei porti e nelle infrastrutture marine, il cemento romano si rivela particolarmente efficace grazie alla sua resistenza all’acqua salata
  • Alcune startup, come la statunitense Roman Concrete, stanno lavorando a soluzioni commerciali ispirate all’antica tecnologia

Un’eredità del passato che guarda avanti

L’invenzione dei Romani non è solo una curiosità archeologica, ma un esempio perfetto di come la conoscenza antica possa rispondere ai problemi più urgenti del presente: inquinamento, durata delle costruzioni, e spreco di risorse.

Recuperare e adattare queste tecniche potrebbe rivoluzionare il modo in cui costruiamo le nostre città. E se il futuro dell’edilizia passasse proprio dal passato?

Curiosità: 3 cose che (forse) non sapevi sul cemento romano

  1. Il Pantheon, ancora in piedi a Roma, è la cupola in calcestruzzo non armato più grande del mondo — e ha 1900 anni.
  2. I Romani avevano diverse “ricette” di cemento a seconda dell’uso: più leggero per le cupole, più denso per le fondamenta.
  3. Il Portus Cosanus, un antico porto romano sommerso in Toscana, ha muri in cemento ancora perfettamente integri, nonostante siano immersi nell'acqua salata da 2000 anni.

Fonti e approfondimenti

Cosimo Squillante
June 20, 2025
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