Il primo punto dell’agenda 2030, utopia o realtà?

Cosimo Squillante
March 31, 2025
5 min read

Porre fine ad ogni forma di povertà nel mondo, è questo il titolo che troviamo nel sito dell’UNRIC, Centro Regionale di Informazione delle Nazioni Unite. Ma di cos’è che stiamo parlando? Il titolo parla chiaro, non c’è margine di fraintendimento, il primo punto dell’agenda 2030 ha come obiettivo l’eliminazione di ogni forma di povertà che oggi conosciamo.

Certo, porsi degli obiettivi è importante e non importa quanto tempo ci vorrà, ma riuscire a raggiungerli. Ma siamo sicuri che a prescindere dalla scadenza di questi obiettivi per lo sviluppo sostenibile questo punto sia realmente raggiungibile?

Sempre secondo l’UNRIC gli indici di povertà estrema si sono ridotti di più della metà dal 1990, dato definito dalla Banca Mondiale, ma cosa significa in termini percentuali? Nel 1990, circa il 38% della popolazione mondiale viveva in condizioni di povertà estrema, ovvero con meno di 1,90 dollari al giorno e nel 2019, questa percentuale è scesa all' 8,4%, corrispondente a circa 650 milioni di persone. A prima vista questi dati sembrano incoraggianti vero? La percentuale è scesa a meno della metà! Peccato che la verità è ben diversa e che questi valori tanto possono essere incoraggianti quanto inutili.

Negli ultimi decenni, il concetto di povertà estrema è stato storicamente legato alla soglia fissata dalla Banca Mondiale, attualmente 1,90 dollari al giorno (basata sul potere d'acquisto del 2011). Tuttavia, questo valore è spesso ritenuto insufficiente per rappresentare adeguatamente le reali condizioni di vita delle persone. Ecco perché molti economisti e organizzazioni internazionali suggeriscono di adottare soglie più elevate, come quella di 6,85 dollari al giorno, per riflettere meglio le necessità economiche minime in diverse parti del mondo. Il che ha senso se consideriamo valori che negli anni possono variare notevolmente come l’inflazione e costo della vita, dati che possono cambiare anche e soprattutto in base all’area geografica.

Tuttavia, considerando una soglia di povertà più alta, come quella di 6,85 dollari al giorno, il numero di persone che vivono sotto questa linea rimane significativo. Attualmente, circa 3,5 miliardi di individui, ovvero il 44% della popolazione mondiale, vivono con meno di questa cifra giornaliera, un numero che è rimasto sostanzialmente invariato dal 1990. Questi dati evidenziano che, nonostante i progressi nella riduzione della povertà estrema, una parte significativa della popolazione mondiale continua a vivere con risorse limitate, sottolineando la necessità di ulteriori interventi per affrontare le disuguaglianze economiche globali.

Per quanto possa essere interessante analizzare nel dettaglio questi dati e capire il motivo per il quale bisognerebbe aggiornarli e, di conseguenza, renderci conto che dal 1990 la situazione rischia di restare invariata, il senso dell’articolo vuole essere un altro. È possibile prima o poi adempiere a questo punto dell’agenda 2030?

UBI (Universal Basic Income)

Fino ad ora abbiamo messo in dubbio la possibilità di raggiungere il primo obiettivo dell’agenda 2030, analizzando qualche dato e provando a riflettere quanto questi possano definirsi accurati, proviamo adesso ad analizzare una soluzione o comunque un concetto che viene portato avanti da qualche anno (soprattutto con l’avvento e lo sviluppo dell’intelligenza artificiale). L’UBI (Universal Basic Income), o reddito universale di base, è un concetto economico che prevede l’erogazione di una somma di denaro fissa e incondizionata a tutti i cittadini, indipendentemente dal reddito, dall’occupazione o da altri fattori.

L'UBI (Universal Basic Income) è un reddito di base universale che si fonda su alcuni principi essenziali. Prima di tutto, è universale, nel senso che viene erogato a tutti i cittadini senza distinzioni di reddito o status lavorativo. Inoltre, è incondizionato, quindi non è necessario dimostrare di essere disoccupati o in difficoltà economica per riceverlo. Un altro aspetto chiave è la regolarità: viene distribuito a intervalli prestabiliti, che possono essere mensili, annuali o di altra natura. Infine, è individuale, il che significa che ogni persona lo riceve a titolo personale, senza che sia legato alla famiglia o al nucleo domestico.

Qual è lo scopo del reddito universale?

L'obiettivo principale dell’UBI è garantire un livello minimo di sicurezza economica a tutti. Questo permette alle persone di coprire i bisogni essenziali, come cibo, alloggio e cure sanitarie, oltre a ridurre la dipendenza da lavori precari o sotto pagati. Un reddito garantito potrebbe offrire maggiore libertà nella scelta di percorsi formativi o professionali e, al tempo stesso, sostenere l’economia locale aumentando la capacità di spesa dei cittadini.

Come potrebbe essere finanziato?

Il finanziamento di un simile programma potrebbe avvenire in diversi modi. Una possibilità è l'introduzione di una tassazione progressiva, aumentando le imposte sui redditi più alti o sulle grandi aziende. Un'altra opzione sarebbe tassare l'automazione, imponendo tributi sui robot e sulle intelligenze artificiali che sostituiscono i lavoratori. Alcuni propongono di ridurre le spese per il welfare tradizionale, sostituendo alcuni sussidi sociali con l’UBI. Infine, si è anche discusso della possibilità che le banche centrali finanzino l’UBI attraverso l’emissione di nuova moneta, seguendo la logica del cosiddetto "helicopter money".

Esperimenti e applicazioni nel mondo

Diversi Paesi hanno già sperimentato l’UBI con progetti pilota. In Finlandia, tra il 2017 e il 2018, 2.000disoccupati hanno ricevuto 560 euro al mese senza condizioni. Negli Stati Uniti, in particolare in California, alcune città hanno testato versioni di UBI destinate alle famiglie a basso reddito. Anche il Canada ha avviato un programma pilota nella provincia dell’Ontario nel 2017, poi interrotto nel 2019 per mancanza di fondi. In Spagna, nel 2020, è stato introdotto un reddito minimo garantito per le famiglie più povere, una misura simile all'UBI. Nonostante l’interesse crescente, l’UBI è anche al centro di numerosi dibattiti e critiche. Uno dei principali ostacoli è il costo elevato, che potrebbe gravare eccessivamente sui bilanci statali. Alcuni temono che un reddito garantito possa disincentivare la ricerca di un’occupazione, riducendo la motivazione al lavoro. Infine, c’è il rischio che, se non finanziato in modo adeguato, l’UBI possa provocare inflazione, facendo aumentare i prezzi dei beni di prima necessità

UBI e il futuro del lavoro

Con l’avvento dell’automazione, molti esperti (tra cui Elon Musk) sostengono che l’UBI potrebbe diventare necessario per garantire la stabilità sociale, riducendo il rischio di povertà di massa in un mondo con meno opportunità lavorative. Possibile possa essere una soluzione simile l’unico modo per adempiere al primo punto dell’agenda 2030? Ai posteri l’ardua sentenza.

Cosimo Squillante
March 31, 2025
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